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Saltblood è un romanzo storico che uscirà a settembre per la Ne/On, ho avuto modo di leggere in anteprima l’ARC rilasciata su NetGalley.
La storia di Mary Read, che con Anne Bonny è tra le più famose e amate donne pirata, assume in Saltblood un taglio introspettivo e intimistico. Più che un romanzo d’avventura, si tratta di un romanzo di formazione, di crescita personale, di ricerca della propria identità.
La voce di Mary (il cui nome, in principio Mark, viene affidato al mare) è tiepida, in costante evoluzione, riflessiva e al contempo semplice. Alla portata di tutti.
La madre di Mary decide di farla passare per il primogenito, morto prematuro. Con il nome di Mark, la protagonista cresce come un ragazzo, un marinaio e infine un soldato. Ed è proprio in questi lunghi anni che “Mark Mary Mark”, come la protagonista stessa si definisce, la sua identità si plasma e arriva a conoscersi in profondità, fino a diventare donna e pirata.
Per chi come me ama la storia della pirateria, troverà piacevoli le comparse di alcuni personaggi come Hornigold e Jennings, Edward Teach (Barbanera), Charles Vane e poi con maggiore centralità
Jack Rackham e Anne Bonny.
Ho apprezzato molto la prima parte del romanzo in cui Mary/Mark deve forgiarsi e trovare il suo posto nel mondo, esplorando il suo sè maschile e femminile.
Il romanzo è scritto in prima persona, tuttavia lo stile non mi ha coinvolta emotivamente. Mi sono sentita più una lontana osservatrice che non compartecipe della vita di Mary.
Ciononostante, Saltblood rimane un libro
interessante che permette, soprattutto a chi si approccia per la prima volta alla storia della pirateria, di conoscere personalità incredibili che hanno vissuto vite ancora più incredibili.
L’autrice è stata particolarmente brava a far comprendere cosa volesse dire vivere su una nave, lasciando trasparire la difficoltà delle condizioni di vita di marinai e pirati a bordo di un vascello. I momenti di vita quotidiana sono stati descritti in modo intenso e schietto. La ricerca storica, come traspare dalla bibliografia finale, ha permesso di dare un taglio realistico alla vita di Mary e dei suoi compagni.
Se apprezzate le storie in cui è centrale la formazione e la crescita del protagonista, con un pizzico di avventura, Saltblood fa decisamente per voi.
Credo che la storia di Mary Read non potesse esser stata scritta da nessun altro se non Francesca De Tores. Questo perché l'autrice ha una delicatezza di scrittura e profondità di connessioni che ti fa venire voglia di leggere altre sue opere ed entrare nel suo cervello per estrapolarne ancora.
Saltblood è un lungo percorso introspettivo che si chiude in un cerchio, è ricco -estremamente- di tecnicismi di mare e navali, per questo personalmente non l'ho potuto apprezzare a sufficienza. I primi capitoli mi hanno conquistata, Mary viene cresciuta come Mark (suo fratello morto) e non svilupperà mai una presa di coscienza binaria sul suo genere. Non sono invece rimasta coinvolta dagli eventi storici che accadono durante gran parte del libro. A tratti assimilabile ad un saggio con qualche dialogo, ho fatto davvero fatica a scorrere le pagine. Per i miei gusti, le parti davvero degne di rilievo sono i rimandi alla psicologia di Mary e l'evoluzione del suo rapporto con Anne Bonny.
È una biografia romanzata, pertanto c'è da aspettarsi molta storia e molti eventi di marina e pirateria di quel tempo.
Interessante anche il 20% finale e la chiusura del libro, che ci riporta un po' ai pellegrinaggi del pensiero che incontriamo nella prima parte del libro.
Non conoscevo questa figura storica, subito dopo aver letto il libro sono andata a cercare informazioni e sicuramente è presente accuratezza accademica da parte dell'autrice e verosimiglianza con la vita degli uomini (e donne) di mare.
Altamente consigliato a chi apprezza la storicità dell'epoca d'oro, per i miei gusti raggiunge un 4-⭐️. Grazie a @neonlibri e @netgalley per l'e-Arc.
Quando ho scoperto che sarebbe presto arrivato in Italia un romanzo sulla storia di Mary Read – e di conseguenza di Calico Jack e Anne Bonny – ho dato di matto. Un po' come quando era uscito Black Sails, di cui urge un rewatch immediato perché ora ne ho il bisogno fisico. Amo le storie ambientate durante la Golden Age of Piracy, specie se sono realistiche e crude. E questo romanzo di formazione è realistico e crudo.
C'è stato un minuzioso lavoro di studio dell'epoca e della vita per mare, e niente è romanticizzato stile Disney, cosa che ho apprezzato tantissimo (se cercate battaglie epiche e ricerche di tesori nascosti questo libro non fa per voi); la parte romanzata, inoltre, è ben inserita da non stridere e risultare ovvia. Anche il tema LGBTQ+ è stato affrontato con un occhio ben attento all'epoca: non solo per quanto riguarda la coppia Mary/Anne ma anche per i personaggi secondari e di contorno – la vita per mare è lunga e dura, e spesso i marinai trovavano sollievo tra loro sotto coperta, senza vergogna ma mantenendo il riserbo; la s0domia, del resto, era pur sempre considerata un reato.
È un romanzo di formazione che si basa su una storia vera, quindi la narrazione è un po' lenta e non ci sono momenti di climax importanti, specie nella prima metà (Jack e Anne arrivano nella seconda), ma mi è piaciuta la parentesi in marina prima e nell'esercito poi, perché sono tutte esperienze che forgiano Mary sia a sopravvivere sia nel suo sentirsi donna e uomo, fino all'accettazione di questa sua duplicità.
È proprio questo il tema più importante, e forse per questo anche fin troppo ripetitivo in alcuni frangenti. La confusione di essere nata femmina ma trovarsi costretta a farsi chiamare Mark sin dalla tenera età, il nascondere il proprio corpo e i naturali cambiamenti che esso affronta, il non sapere dove finisce Mary e inizia la sua controparte maschile, la consapevolezza che da uomo ci si prende più spazio e da donna quello spazio invece te lo rubano e devi sgomitare per farti vedere e sentire. È un tema molto, molto attuale e mi lascia sempre sgomenta e affascinata pensare che questa donna sia stata costretta a subire tutto questo in quell'epoca, e senza mai affondare.
La storia è raccontata in prima persona presente da Mary stessa – e in alcuni casi si rivolge direttamente a chi legge –, il che all'inizio mi ha fatto faticare un po', specie nei primi capitoli quando parla della sua infanzia. Non so, mi suona strano raccontare al presente qualcosa di così lontano nel tempo, ma è un mio limite. È uno stile asciutto, sporco e distaccato (anche durante la relazione con Anne), che arriva dritto al punto eben si sposa con la durezza della vita si Mary, ma pur apprezzando la scelta narrativa ho faticato a empatizzare con chiunque, a partire da Mary stessa. L'unico che ho amato davvero (ma lui è da sempre il mio preferito e sono felice che sia stato rappresentato in questo modo) è Jack, con il suo essere un pirata gentiluomo, intelligente e amante delle parole – e dei bei tessuti. Menzione d'onore a Woodes Rogers, sempre il solito bastard0.
Al netto di questo, è stata una lettura piacevole e la consiglio a chiunque ama il genere o a chi ci si vuole avvicinare per la prima volta.
Purtroppo non ho fatto in tempo a terminare il libro per problemi di salute, MA posso dire che lo stile di scrittura è pazzesco, i personaggi sembrano reali da quanto sono ben caratterizzati e le loro personalità ben sfumate, i temi trattati fin dove ho letto approfonditi e mai lasciati al caso.
Non vedo l'ora di recuperare il cartaceo per finirlo!
Mary (o Mark) è una protagonista di uno spessore e una forza sconvolgente: l'autrice fa un ottimo lavoro nel permettere al lettore di empatizzare con lei, pur essendo le sue vicende cosi lontane da noi. Oltre a lei sono pochi i personaggi che spiccano, probabilmente anche perché ne appaiono davvero molti, sono però tutti caratterizzati molto bene. Indimenticabili poi Anne e Jack.
La storia è decisamente character driven. Non c'è una vera e propria trama, ma bisogna approcciarsi al libro con la consapevolezza che non si sta per leggere "una storia", ma la storia di Mary Read. Per questo motivo alcune parti sono un po' lente (soprattutto all'inizio della seconda metà), ma a parte qualche pagina che forse avrei tagliato, il libro intrattiene comunque benissimo.
Le ambientazioni sono varie, ma quella principale è sicuramente il mare. Non so nulla di navi, termini nautici e quant'altro, ma mi è sembrato comunque di navigare un po' con tutti loro.
Lo stile è davvero bello, anche se mi è capitato un paio di volte di storcere il naso davanti a parole medio-basse, quando il resto della narrazione tendeva a un tono un po' più alto (dialoghi a parte, ovviamente, ma quella è una questione diversa). Ne comparivano così poche che quando succedeva mi stonavano un po' con il resto della prosa, ma niente di troppo problematico.
Ho trovato molto belle le riflessioni sul genere: Mary cresce e vive come uomo per buona parte della sua vita, e quando viene presentata di nuovo come donna non si sente a suo agio, cosi come non si sentiva a suo agio a fingersi uomo. Alla fine, capisce che vuole essere solo sé stessa.
Un libro che mi è piaciuto molto, che mi ha intrattenuto, mi ha lasciato qualcosa e mi ha permesso di conoscere la storia di Mary Read, di cui non sapevo nulla.
Mary Read nasce con addosso i panni del fratello appena morto. Cresce da maschio, e poi si fa uomo. Indaghiamo l’identità, il genere, cosa sia un nome usando come esempio questa figura realmente esistita. Ed è un viaggio interiore sì, ma è anche un viaggio intorno al mondo. Perché ciò che ha fatto entrare Mary nella storia è il suo essere pirata nel Secolo d’Oro della pirateria.
Avendo già familiarità con la figura di Mary Read, ho dovuto richiedere la mia copia in arc (per cui ringrazio tantissimo neon). Anche se, devo ammetterlo, avevo paura di rimare delusa. E invece, oltre a una certa accuratezza storica, ho trovato un prosa diretta. è stato come leggere il diario dell* protagonista e leggere direttamente da l*i le sue confessioni e la sua storia. L’autrice dosa la narrazione in maniera sapiente e tesse le fila di una vita.
Trovarmi poi nella ciurma di Calico Jack e ritrovare Anne Bonny mi ha portato un sorriso sulle labbra – e mi ha fatto mancare Black Sails e Our Flag Means Death, nonostante i toni siano decisamente diversi.
Devo ammettere però che il ritmo tende a essere lento, ed è assolutamente prevedibile in un romanzo storico in cui si coprono trentasei anni di vita. Chiaramente, la parte dedicata alla vita pirata è verso la fine dato che sono pochi i mesi che Mary trascorse nella ciurma di Jack Rackham. Ma sapete che a me piacciono i ritmi più moderati!
In sostanza: consigliatissimo per gli amanti dei pirati e per chi vuole indagare le tematiche dell’identità. Un’ottima lettura anche per chi non sa nulla a riguardo e vuole avere un’iniziazione all’argomento.
É una storia avvincente con molti colpi di scena. Nel complesso trascorre un arco di tempo di circa 30 anni. La protagonista è coraggiosa e pronta a tutto, ma soprattutto non si fa mettere i piedi in testa dai suoi compagni di ciurma e dagli ufficiali. Compie un viaggio alla ricerca di se stessa e si ritrova completamente soltanto nel mare, tanto da diventare una pirata.
ʜᴏ ᴀᴠᴜᴛᴏ ᴍᴏʟᴛɪ ɴᴏᴍɪ: ᴀʟᴄᴜɴɪ ᴍᴇ ʟɪ ʜᴀɴɴᴏ ᴅᴀᴛɪ, ᴀʟᴛʀɪ ᴍᴇ ʟɪ ꜱᴏɴᴏ ᴘʀᴇꜱɪ. ᴄɪᴀꜱᴄᴜɴᴏ ᴅɪ ᴇꜱꜱɪ ᴇʀᴀ ᴜɴᴀ ʙᴜɢɪᴀ, ɢʀᴀɴᴅᴇ ᴏ ᴘɪᴄᴄᴏʟᴀ ɴᴏɴ ɪᴍᴘᴏʀᴛᴀ. ɪʟ ɴᴏᴍᴇ ꜱʙᴀɢʟɪᴀᴛᴏ, ᴏ ʟᴀ ꜰᴏʀᴍᴀ ꜱʙᴀɢʟɪᴀᴛᴀ, ᴏ ɪʟ ᴍᴏᴍᴇɴᴛᴏ ꜱʙᴀɢʟɪᴀᴛᴏ. ᴀ ᴠᴏʟᴛᴇ, ᴛᴜᴛᴛɪ ᴇ ᴛʀᴇ.
ᴘᴇʀ ʟᴀ ᴍᴀɢɢɪᴏʀᴇ, ᴍɪ ᴄʜɪᴀᴍᴀɴᴏ ᴍᴀʀʏ ʀᴇᴀᴅ. ꜱᴇ ᴍᴀɪ ᴠᴇʀʀò ʀɪᴄᴏʀᴅᴀᴛᴀ, è ᴘʀᴏʙᴀʙɪʟᴇ ꜱɪᴀ ᴄᴏɴ ǫᴜᴇꜱᴛᴏ ɴᴏᴍᴇ.
ǫᴜᴀɴᴛᴏ ᴀʟ ᴍɪᴏ ᴠᴇʀᴏ ɴᴏᴍᴇ? ᴠᴀ’ ᴀ ᴄʜɪᴇᴅᴇʀʟᴏ ᴀʟ ᴍᴀʀᴇ.
Quanto è importante l’identità di una persona?
Questo aspetto viene analizzato in 𝑺𝒂𝒍𝒕𝒃𝒍𝒐𝒐𝒅 di Francesca De Torres che, senza ombra di dubbio, è uno dei migliori libri che ho letto nel 2024.
Mark Read muore alla sola età di un anno. La madre, per mantenere la famiglia, obbliga la figlia Mary a fingersi il fratellino defunto ed ottenere così un’indennità da parte della nonna.
Dopo aver passato l’infanzia a fingersi un bambino, Mary capisce ben presto che le possibilità che ha essendo uomo sono maggiori rispetto a quelle di una donna.
Nel periodo dell’adolescenza, lavorando come valletto al servizio di una donna benestante, l’unico modo per assaporare la libertà è arruolarsi nella Royal Navy nel periodo in cui Francia e Spagna erano in conflitto (1701).
Inizia così il suo viaggio per mare che la porterà a capire chi è davvero…
Mi sono sentita in empatia con Mary Read dall’inizio alla fine.
La straziante consapevolezza di sentirsi sempre inadeguata sia nei panni di se stessa che in quelli di Mark mi ha davvero colpita.
Non conoscevo bene questa figura storica ma ora rileggerei questa storia altre mille volte.
Le emozioni che mi ha fatta provare sono ineguagliabili. Tutte le gioie, i dolori, la violenza e la leggerezza provate dalla protagonista hanno reso questo libro indimenticabile.
La scrittura dell’autrice, sebbene sia ricca di termini e situazioni inerenti alla navigazione, è meravigliosa.
È un romanzo storico? Si, ma l’elaborazione della storia l’ha resa più interessante che mai (infatti io di solito non sono amante del genere ma questo libro è l’eccezione).
Quindi non spaventatevi e date una possibilità a Francesca De Torres che sono certa vi stupirà.
Infine, ringrazio Ne/oN e NetGalley per la copia ARC in cambio di una recensione onesta.
“Saltblood” è un canto marinaresco portato a noi dal vento e dal lamento dei corvi.
Intriso di sangue e sale, oceano e terraferma, invoca come uno spettro la voce chiara e magnetica di Mary Read.
Il suo non è altro che un mito nato tra le onde e morto in catene, una leggenda dai contorni indefiniti, una storia intrisa di cose non dette e dettagli perduti. Il suo nome non è davvero il suo nome, o meglio, non è mai stato il suo unico nome.
Il fantasma che lo indossa ne ha portati diversi, e ha lasciato che si fondessero tra loro, intrecciandosi in un tutt’uno difficile da spiegare.
Il suo canto è proprio una danza tra questi nomi, e le diverse vite che hanno portato con sé e si sono fuse in una sola, rubata e presa in prestito, ma indiscutibilmente sua.
Il suo canto è la ricostruzione di un’identità frammentata, la ricerca di una vena di verità in un mosaico di bugie, e la scelta di una vita priva di etichette, guidata solo dal richiamo del mare.
La pena affilata di Francesca De Tores permette di perdersi tra i segreti di Mary Read, custoditi a lungo come il più mortale dei tesori.
Conduce il lettore in un viaggio tra nomi trafugati e vite rivendicate, dove realtà e leggenda si confondono, e il mito diventa cronaca e testamento.
Prendendo in prestito la voce soffocata di Mary, mostra cosa è successo davvero tra le onde del mare al bordo della tanto temuta William, ma non solo.
Rivela il vero volto del leggendario Calico Jack e delle sue belle parole usate a mo’ di armi, e tratteggia il ritratto ipnotico di Anne Bonny, protagonista di un mito tutto suo e allo stesso tempo tanto simile a quello di Mary, amica e compagna. Descrive senza esitazione l’amore che lega queste donne tanto misteriose quanto letali, privo di nome ma non per questo meno letale.
E soprattutto lascia che sia Mary a raccontare la sua verità, rivendicando la vita che ha scelto per sé e che ha dato in voto all’oceano, unica vera patria di una pirata senza casa.
Che cos’è un nome? È una definizione o è ciò che ci fa comodo al momento giusto?
Che sia Mark o Mary, alla fine, poco importa. Importa, invece, come quell’essere né l’uno né l’altro e sia l’uno che l’altro abbia definito il personaggio, il carattere, la storia, l’avventura. Alla fine si è trattato di scegliere, ma chi ha scelto? Mary, Ma’ o il mare?
Questa storia mi ha sconvolta, presa e rapita, mi ha trascinata in mare e non solo… Io che il mare non lo amo poi così tanto!
La scrittura è cruda, rude, reale, rispecchia a pieno ciò che sente la protagonista e ce lo fa percepire in toto. Sicuramente non è un libro da prendere sottogamba o leggere con nonchalance: questo romanzo sembra il diario di Mary Read, colei che è stata un lui per volere della madre e poi per volere suo, colei che ha deciso di intraprendere una vita adatta a uomini di battaglia.
La protagonista è un personaggio spettacolare, dura, cruda quanto può esserlo la vita in costante guerra contro qualcuno e qualcosa. Le sue scelte, la sua mancata definizione, la sua vita, tutto è percepito come un fiume, che impetuoso scorre e poi scende nel calmo oceano, che sia esso assassino o concetto di estrema calma, ma comunque sempre in movimento. Quell’acqua che è l’unico posto che Mary sente casa. Cresciuta da una madre senza cuore, anche per salvare la pelle di entrambe, Mary è una donna d’altri tempi, una che non ha mai avuto nulla, neanche un nome suo, ma che ha combattuto per se stessa fino alla fine.
Non ci viene nascosto nulla, almeno non a noi lettori, nel bene e nel male – o forse sarebbe meglio dire nel male, ma anche nel bene – la storia che scorre sotto ai nostri occhi ci racconta una verità che ai nostri giorni sembra così lontana ma che in realtà non lo è neanche troppo: una guerra contro una nazione, prima, e contro un’altra, poi; un continuo spargimento di sangue che rischia essere di chiunque, se non è più scaltri. Un incontro dietro l’altro con personaggi presi dalla Storia del ‘700, fantastici e realistici insieme, ognuno dei quali ha insegnato qualcosa alla protagonista ma anche a noi.
Questo è un romanzo di crescita, di presa coscienza di sé, di insegnamenti dati e imparati, di dualità sia tra l’essere donna e/o uomo, sia dall’essere prima da una parte e poi dall’altra. Tutto con una sola costante: il mare.
Devo dire che ci ho messo davvero molto a leggere “Saltblood”, perché non è il classico romanzo che leggo di solito. Proprio per la sua crudezza mi ha rallentato la lettura, ma non per questo mi è piaciuto di meno. È un libro intenso, che ti fa cercare la libertà, che ti tiene tra le onde, sempre in bilico, che ogni tanto ti dà modo di scendere a terra di capire che si può camminare anche in maniera diversa, ma ti fa rendere conto che non è la terra che agogniamo.
Vorrei fare una menzione d’onore per il corvo, un altro personaggio per me molto importante che, nel suo silenzio, ha parlato più di altri!
«𝘓'𝘩𝘰 𝘴𝘤𝘦𝘭𝘵𝘰 𝘪𝘰. 𝘓'𝘩𝘰 𝘴𝘤𝘦𝘭𝘵𝘰 𝘥𝘶𝘦 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘦: 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢, 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘢𝘭𝘪𝘵𝘢 𝘢 𝘣𝘰𝘳𝘥𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘙𝘦𝘴𝘰𝘭𝘷𝘦, 𝘦 𝘱𝘰𝘪 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘯𝘦𝘭𝘭'𝘪𝘯𝘧𝘦𝘳𝘮𝘦𝘳𝘪𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘰𝘥𝘰𝘳𝘢 𝘥𝘪 𝘴𝘢𝘯𝘨𝘶𝘦. 𝘓𝘢 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘩𝘰 𝘴𝘤𝘦𝘭𝘵𝘰 𝘯𝘦𝘭𝘭'𝘪𝘨𝘯𝘰𝘳𝘢𝘯𝘻𝘢, 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘴𝘢𝘱𝘦𝘳𝘦 𝘯𝘶𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘶𝘯 𝘮𝘢𝘳𝘪𝘯𝘢𝘪𝘰. 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘯𝘥𝘢 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢, 𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘰 𝘱𝘪𝘶𝘵𝘵𝘰𝘴𝘵𝘰 𝘣𝘦𝘯𝘦 𝘪𝘭 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘳𝘪𝘤𝘩𝘪𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦. 𝘊𝘰𝘭 𝘴𝘢𝘭𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘴𝘢𝘯𝘨𝘶𝘦, 𝘤𝘰𝘯 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘤𝘶𝘰𝘳𝘦, 𝘴𝘤𝘦𝘭𝘨𝘰 𝘪𝘭 𝘮𝘢𝘳𝘦».
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In questo romanzo di narrativa storica, esordio di Francesca De Tores, che in Italia uscirà il 𝟒 𝒔𝒆𝒕𝒕𝒆𝒎𝒃𝒓𝒆 grazie alla nuova CE @neonlibri , si narra la storia della piratessa Mary Read.
Siamo nel 1865 a Plymouth, e Mary Read nasce da una donna già vedova la quale dopo la morte del primo figlio, Mark, le dà il suo nome in modo che possa continuare a raccogliere i soldi della sua eredità. Inizia così l'avventura di Mary come donna in un mondo di uomini.
La seguiamo, travestita da ragazzo e poi da uomo, nel suo viaggio mentre lavora come cameriere in una grande casa, al servizio di una nobile francese; nella marina, imparando di chi fidarsi e come navigare tra le stelle; nell'esercito e nei campi di battaglia delle Fiandre, trovando l'amore tra lo spargimento di sangue e il fango. Ma niente di tutto questo fermerà la nostalgia di Mary per il mare.
Attirata di nuovo verso l'acqua, Mary deve reinventarsi ancora una volta, perché una donna a bordo di una nave è una cosa pericolosa. Diventerà così qualcosa di più pericoloso. Diventerà una pirata.
Mary è un personaggio affascinante: Audace, coraggioso e pragmatico. Ho adorato la sua trasformazione dall'infanzia all'età adulta, vederla imparare a conoscere sé stessa, innamorarsi degli uomini, delle donne e, soprattutto, del mare.
Naviga nei mari e nella sua stessa vita mentre la sua identità fluisce e rifluisce intorno a lei.
Francesca De Tores ha uno stile di scrittura così vivido e descrittivo che ti risucchia dentro la storia; il romanzo non è solo un racconto avvincente delle straordinarie avventure di Mary Read ma anche una profonda riflessione sull'identità, la sessualità, la sopravvivenza. Ringrazio ancora una volta la CE per avermi dato l'opportunità di leggere in anteprima il romanzo su NetGalley.
3.5 ★
Non avevo mai letto nulla sui pirati, per questo leggendo le prime pagine di questo romanzo storico sono rimasta molto affascinata dalla figura di Mary Read e dallo stile dell'autrice. Purtroppo, andando avanti con la lettura, ho avuto alti e bassi: momenti in cui ho provato un maggior coinvolgimento, alternati ad altri in cui ho avvertito un po' di noia, per alcune ripetizioni di concetti e momenti forse un po' troppo statici. Mi aspettavo sicuramente una lettura più 'epica', se così si può dire, più avventurosa e un maggior approfondimento interiore dei vari personaggi.
Tuttavia l'ho trovato un libro ugualmente interessante, che mi ha permesso non solo di scoprire personaggi storici realmente esistiti, come Mary Read, Anne Bonny, Calico Jack, e sullo sfondo anche la presenza di altri pirati, come Barbanera, ma anche di riflettere sul concetto su cui si focalizza, in fondo, concretamente la storia. Il tema dei limiti del corpo, del genere, della libertà di essere semplicemente sé stessi.
Quello di Mary è un vero e proprio viaggio di formazione, che la porterà da essere una bambina vissuta all'ombra del fratello morto, di cui ha dovuto prendere il posto, a una ragazza che ha dovuto modellare il suo corpo adeguandosi a movimenti più maschili, nascondendo il suo segreto. Fino ad arrivare a essere una donna libera di essere sé stessa, senza rinunciare alle 'due parti di sé'.
Mi hanno colpito molto le descrizioni della Repubblica dei pirati di Nassau, i loro atteggiamenti. Tutto è descritto sempre con un stile diretto, preciso, a volte tagliante, senza risparmiarsi sugli aspetti meno 'belli' dell'esistenza umana.
E poi il richiamo sempre presente del mare, quel luogo senza confini, dove si guarda in faccia la morte, ma in cui scorgere anche la poesia, e dove si respira un anelito di libertà.
Un romanzo storico, di formazione, con un pizzico di avventura, e d'amore, dal quale forse mi aspettavo quel qualcosina in più, ma che comunque ho avuto davvero piacere di leggere.
Ne scrivo meglio sul mio blog in link.
Ringrazio di cuore Ne/oN per la copia arc e questa opportunità!
Ringrazio tantissimo Neon libri per l'opportunità, la collaborazione e la lettura in anteprima😊*
Scrivere questa recensione non è facile perché Saltblood non è un libro facile di per sé. È stata una lettura che mi ha portato nelle ambientazioni di Pirati dei Caraibi, ma con la crudezza che solo la vita vera può avere.
La scrittura di De Tores è schietta, curda, di impatto, non indora mai la pillola e racconta nei dettagli le cose positive e negative che succedono. La sua ricerca storica è evidente perché, sebbene non sia un'esperta del periodo storico/sociale che ci descrive, non capivo mai dove finiva la realtà e iniziava la finzione. Nelle note possiamo vedere tutta l'accuratezza dei suoi studi e sono rimasta davvero colpita perché è evidente l'attenzione che vi ha dedicato. Per contro posso dire, però, che a volte la schiettezza e la durezza delle scene mi hanno un po' sopraffatta, non dico che avrebbe dovuto abbellire alcuni punti, ma forse smussarne un po' gli angoli, ci sono scene forti ed è stato difficile leggerle e immaginarle.
Il romanzo in sé è davvero corposo perché ricopre l'intera vita di una persona, Mary, però non ci sono stati molti momenti morti, è vero che la narrazione è stata altalenante perché ci sono attimi ricchi di eventi e altri più lenti, ma credo che sia coerente con l'intento del romanzo di mostrare gli alti e bassi della vita di una persona. Forse avrei limato un po' le ripetizioni iniziali, Mary tende a ribadire il concetto che non sa chi sia troppo spesso, costretta fin dalla nascita a impersonare il fratello morto, Mary non sa più se è maschio, femmina o entrambi. Il tema in sé è molto delicato, attuale e trattato molto bene, ma a volte davvero troppo ribadito quando si capisce subito dopo le prime volte in cui ne parla. Nonostante le ripetizioni De Tores mi ha sorpresa, il libro parla dell'identità di genere e di genderfluid, e lo fa in modo molto attuale riuscendo comunque a inserirlo perfettamente nel contesto storico senza creare anacronismi. Ma la cosa che mi ha davvero sorpresa dopo la lettura è stata la riflessione che ne ha portato. Per tutto il libro mi domandavo quale fosse lo scopo ultimo, il vero nocciolo della questione e sono arrivata alla conclusione che ...non c'è, ed è giusto così. È un romanzo storico e si limita a mostrarci la vita di personaggi esistiti, non deve per forza insegnarci qualcosa e questo, badate bene, non è una cosa negativa. Alla fine mi sono ritrovata ad ammirare questa donna che lotta per il suo posto nel mondo fin dall'infanzia che le è stata rubata, che cerca sé stessa e la trova, prima in suo marito, poi nella relazione con Anne Bonny, ma anche nel mare, nella libertà che solo una nave che solca acque inesplorate può portare. Se devo fare un piccolo appunto è che avrei gradito più introspezione, spesso Mary ci riposta i fatti come se non fossero capitati a lei, ma come se si limitasse a descrivere scene che ha visto, avrei voluto vedere meglio i suoi pensieri, sentire le sue emozioni per poterla conoscere meglio.
In conclusione la lettura è promossa, non è un libro per tutt³ perché, come dicevo, non ci sono scene adrenaliniche e la narrazione è altalenante, qualche difettuccio c'è ma credo che il tema centrale sia stato sviluppato molto bene.
Ho amato questo libro. Da quel che conosco delle figure di Mary Read e Anne Bonny, sono rappresentate bene, con attenzione a quanto raccontato nelle fonti.
La scrittura è asciutta e diretta, ma non per questo priva di temi interessanti: l'identità di genere rispetto al proprio sentire e rispetto agli standard della società, la difficoltà di autodeterminarsi in un mondo di regole e convenzioni. Mary è una donna e non potrebbe mai arruolarsi in marina o nell'esercito, nemmeno essere una pirata, eppure lei è tutte queste cose.
Inizialmente pensavo che la pirateria sarebbe stato il perno della narrazione, conoscendo Mary Read prevalentemente per la sua vita al seguito di Jack Rackham, ma questa parte inizia verso metà del libro. Ma qui non si vuole parlare solo della Mary piratessa, si vuole parlare della Mary-Mark che ha fatto il paggetto, il marinaio, il soldato, della Mary che è stata sposata.
La relazione tra lei, Anne e Jack l'ho semplicemente adorata: la gelosia che Mary e Jack potrebbero provare l'una per l'altro viene attenuata dal fatto che ad Anne semplicemente non si può dire di no, e lei vuole entrambi. Anzi, i due "rivali" sono in realtà ottimi amici, nonostante le divergenze su come vedono la vita e sulle scelte da prendere.
I personaggi secondari sono tratteggiati quanto basta per farteli apprezzare e amare senza renderli macchiette, anche se alcuni hanno naturalmente più spazio di altri nella vita di Mary (e quindi nel libro), che di persone ne incontra e conosce tante.
Lo consiglierei ad occhi chiusi a chiunque apprezzi i pirati e/o una bella storia queer.
Grazie a Ne/on e Netgalley per la copia ARC ricevuta.
“Quando Dan mi ha scoperta donna, ha creduto di aver visto la me autentica. Non si rende conto che anche l’uomo è la me autentica, e che la roba che ho fra le gambe non è la fine di ciò che sono, e nemmeno l’inizio.”
La narrazione in prima persona dà al romanzo l’atmosfera di un dialogo, un racconto che Mary ci sta facendo in privato, scoprendo tutto di sé senza nasconderlo.
E questo fa tornare più volte pensieri e immagini che non la abbandonano mai, o la porta a narrare diversi episodi che sembrano inconcludenti ma l’hanno segnata in qualche modo.
Il ritmo è lento, ma devo dire che son rimasta comunque presa dalla vicenda e la voce narrante ha saputo tenermi incollata. Le ripetizioni di concetti che ci sono non mi hanno pesato, le ho sentite “naturali” per il tipo di narrazione scelta.
Ho trovato Mary molto carismatica, e in modo diverso lo sono Anne e Jack - la parte di storia in cui si delinea il rapporto con entrambi, e le riflessioni che ne conseguono, è quello che per me è stato il punto più forte del romanzo. Un po’ un peccato che sia una parte tutto sommato breve in rapporto con le altre sezioni.
Si vede che è stata fatta molta ricerca su fonti storiche (elencate alla fine), unita a elementi originali dell’autrice - che comunque si inseriscono molto bene - uniti ad un’ottima prosa (e traduzione).
Una lettura che consiglio di recuperare.
Un libro molto bello e profondo, un lungo monologo della protagonista che nonostante parli praticamente solo lei e il mondo sia visto solo attraverso i suoi occhi, non stanca mai né tanto meno annoia.
Conosciamo Mary che per tanti anni deve fingersi Mark e vivere come un uomo, ma conosce anche la totale e indiscussa libertà che le donne del suo tempo non godono. Per quanto sia sempre sotto pressione per quella menzogna che su di lei pesa, con il passare del tempo si rende conto che Mark è comunque una parte di lei e che non si può scindere ed essere una sola cosa. E' una totale e potente accettazione di se stessa e del suo essere che va al di là della sua sessualità così limitante in certe epoche, che invece le dona ali con cui volare libera (nel suo caso, una nave visto quanto sia legata al mare),
E' scritto bene, era come leggere un diario interessante che ti svela così tanto della sua anima, la vera se stessa così diretta e senza filtri che forse a qualcuno può far storcere il naso per i termini che utilizza, ma che io ho trovato assolutamente coerenti visto com'è vissuta e accanto a chi.
Bello davvero.
Recensione di “Saltblood” di Francesca De Tores
Valutazione: 4,5/5⭐
📚 Plymouth, 1685. Una bambina nasce mentre un altro, poco più grande, muore. È così che Mary viene cresciuta all’ombra del fratello morto e portandone il nome: Mark. La bambina imparerà presto a mantenere il segreto del proprio corpo, soprattutto una volta arruolata in marina e nell’esercito. Sono queste le origini di Mary Read: fanciulla, ragazzo, marinaio, soldato, moglie e amante, ma soprattutto piratessa, il suo destino sancito dall’ineludibile richiamo del mare.
Qualche parere e riflessione a riguardo:
— Saltblood è un libro sulla pirateria sorprendentemente riflessivo e introspettivo. Da un lato la cosa mi ha affascinato tantissimo, dall’altra ci sono quasi rimasta male perché mi sarei aspettata più epicità e avventura. In realtà, col senno di poi, sarebbe solo stato più banale.
— Lo stile di scrittura è qualcosa di DIVINO, poetico ma essenziale.
— Interessante l’aspetto storico relativo all’Epoca d’Oro dei pirati e del suo declino, e super affascinante il modo in cui si parla di mare, della sua crudeltà e della sua poesia.
— La ricerca di identità è un tema super centrale. Capire cosa voglia dire essere uomo o donna, entrambe le cose o nessuna delle due, e cercare senza sosta il proprio posto nel mondo al di la di aspettative e pretese altrui.
— Ho adorato il modo di parlare di sessualità: puro piacere condiviso, il proprio corpo un dono da offrire e ricevere liberamente, creando legami e condividendo affetto sincero, senza vincoli.
— Il personaggio di Mary mi è piaciuto tantissimo: il suo spirito di persona introversa è quasi tangibile tanto è intenso, mi ha fatto sentire molto rappresentata.
— Mi sarei aspettata qualcosina di più a livello di epicità, svolte di trama e ascesa al poter di Mary? Senza dubbio. Alla fine però la vera storia di Mary Read quella è stata e l’autrice ha cercato di restituirla in modo veritiero, modificando qualche dettaglio ma rimanendo aderente al personaggio storico. Ha fatto quello che poteva con quello che aveva insomma, e l’ha fatto molto bene.
#RECENSIONE 🪴
📖 prima di iniziare, ringrazio con tutto il cuore neon libri e netgalley per avermi dato l'occasione di leggere il libro in anteprima tramite la copia ARC! saltblood è il titolo che più mi interessava della linea editoriale presentata da neon visto che si parla principalmente di piratesse con una vita piuttosto complicata (e in parte saffica). ci tengo a sottolineare principalmente che la copia arc che ho ricevuto non è la versione finale dell'opera !!
📖 io di solito non sono amante dei libri storici, o in generale delle opere che raccontano di personaggi storici. da ignorante in materia, infatti, non sapevo affatto che la nostra protagonista (mary) fosse un personaggio davvero esistito: la storia vera, anche se in parte romanzata, di una donna costretta a sostituire il fratello per soldi fino a ritrovarsi su una nave pirata al fianco di diversi capitani.
📖 un libro che ho amato moltissimo per il suo essere scorrevole e per la storia intrigante che mary read porta con sé, cosa che mi ha tenuta incollata alle pagine del romanzo per saperne decisamente di più. ho amato la relazione che mary ha con se stessa: il suo voler evitare di darsi etichette, essere chiunque si senta senza dover per forza mostrarsi al mondo come donna o come uomo, e soprattutto amare con libertà.
📖 nonostante questo, una cosa mi ha deluso tanto: la relazione saffica tra le due donne presenti nella storia. un elemento che pensavo fosse rilevante al centro della storia, che appunto sarebbe stato il focus della narrazione, mi viene invece presentato soltanto a quasi fine del libro. se dovete dunque leggerlo, è bene far sapere che il romanzo tratta della storia di mary read dalla sua nascita in poi, in cui è certamente compresa la sua relazione con un'altra donna.
Thank you for allowing me to read the ARC in exchange for an honest review.
The book is about the fictional story of the pirate Mary Read throughout her life.
The aspects I enjoyed most were the themes covered that suggest some reflections , the writing that offers interesting insights and is effective in encouraging immersion in the different scenarios narrated, and the psychology of Mary/Mark which is explored in great depth.
The book reflects on gender identity and the consequence it can have on intimate relationships. Mary/Mark lives alternating periods and situations in which they presents as male and periods and situations in which they presents as female. They achieves an awareness of feeling represented in both genders and in neither. At the same time M explores romantic relationships with both men and women, regardless of how they chooses to present at that time.
I think it offers important food for thought for everyone and I believe it is helpful in being able to better understand visions far from gender binarism.
In addition, the raw writing style of this book, with sometimes even vulgar terms, allowed me to fully immerse myself in the story and get to know the protagonist better through her language choices.
The only flaw was the slow narration in the middle part of the novel.
The first part of the book ( up to the wedding) and the last part (the one related to piracy) had a more fast paced narrative, full of events and also more interesting from the point of view of introspection. The middle part, on the other hand, was slower and less incisive. This made the reading of the middle part heavier for me, I was still motivated to read because I was curious about how it ended but It was a bot more difficult to read.
mare e corvi
Recensione di Saltblood di Francesca de Tores, tradotto da Chiara Puntil per Ne/oN libri
Saltblood, sangue salmastro, è molte cose come la sua protagonista, M Read che forse avete incontrato in qualche porto con il nome di Mark o di Mary se siete passati a Nassau, la famigerata città, covo e ritrovo dei pirati di tutto il mondo, ora sotto lo sguardo rigido e punitivo del Governatore Rogers.
Ma partiamo dall’inizio, da quando Mary nasce e suo fratello Mark muore e Mary diventa lui per assicurare alla madre di continuare a ricevere la rendita della nonna. A M non importa essere maschio o essere femmina, ma quando Ma’ si indurisce le mani a fare il bucato altrui ancora non sa che non le importerà per tutta la vita. M non conosce il piacere, vive di doveri, di rimproveri di Ma’, di povertà, di topi che strisciano nella stanza dove vivono, della fame che provano quando non ci sono abbastanza soldi. Ma’ non è cattiva, ma sono i mestoli sulle dita di M e i rimproveri il suo linguaggio d’amore. Così M non è troppo triste di andare a servizio presso una dama francese, e, siccome ha imparato a non legarsi a niente e a nascondere tutto quello che può essere celato, non si fa trattenere nelle quattro mura del palazzo e appena può entra in marina. È sulle onde, a scoprire il canto delle navi, nell’amaca sottocoperta, le dita incallite e ferite dalle corde, che M trova il suo posto e finché non sarà troppo tardi, sarà solo sul mare che si sentirà a casa.
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A un marinaio di avventure ne capitano quasi ogni giorno e M nel mutare dell’acqua, nel suo essere volubile e multiforme trova sé stessa, capisce che il confine sui cui si muove è prezioso e non vuole abbandonarlo. Anche quando si innamorerà e proverà a essere solo Mary sentirà forte il richiamo del sale e tornerà là dove il suo cuore appartiene, non più sola, non più spezzata, ma con Crow, un corvo, testimone della sua vita. Crow sarà per Mary compagna di viaggio, sentinella e garante di verità, perché i corvi sono solo sè stessi, non portano altro significato, altri simbolo. E M così vuole essere, solo sé stessa, che indossi la gonna o i pantaloni, che dorma con uomini o con donne: non un simbolo, non un’idea, ma un corpo con un cuore e un’anima che desidera.
La voce della protagonista guida chi è così coraggiosa da leggere la sua storia, la interpella con domande scomode, semina verità dure e aspre come il sale che rimane nelle ferite dopo le battaglie per mare. Mary racconta da sé la sua storia, mentre muore in una stanza a Nassau, senza condirla di dolcezza o di pietà, non più di quante ce ne sia già in ciò che vive. La sua voce, dicevo, è magnetica, le luci che getta sulla sua vita, il suo essere costantemente spezzata e allo stesso tempo intera, pervade tutta la narrazione costruita con talento dall’autrice. Le vicende di Mary sono tratte da documenti storici, alla fine del romanzo de Tores elenca le sue fonti, ma devo dire che anche se si fosse inventata tutto di sana pianta, non mi sarebbe importato. La verità di Mary, il suo vivere la soglia fra due identità è così liberante e reale che non si può rimanere indifferenti.
Il parere del tutto personale: questo è un libro da leggere, un libro che fa piangere, un libro che fa ridere. Ho evidenziato tante di quelle frasi che mi hanno colpito che ormai tutto il libro è una lunga traccia di matita. Non perdetevelo.