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In "Qualcuno In Cui Fare Il Nido", l'autore adotta un approccio unico con la presentazione della storia dal punto di vista di un narratore non umano, che aggiunge un tocco di umorismo e mistero alle sue interazioni con gli esseri umani.

Ho apprezzato aspetti come i POV di Shesheshen e il suo senso dell'umorismo, ma ho trovato la relazione e l'insta-love un po' carente (purtroppo non sono riuscita a sentirmi vicina a Homily quanto avrei voluto).

Non sono sicura se sia dovuto allo stile di scrittura dell'autore o alla traduzione in italiano, ma ho percepito un senso di distanza che ha reso difficile immergermi completamente nella storia.

In generale, la premessa aveva un grande potenziale e suonava molto interessante, ma credo che l'avrei apprezzato molto di più se fosse stata una novella.

Grazie a NetGalley, all'autore e a Ne/On libri per avermi fornito una copia di questo libro!

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Plot:
Shesheshen è un mostro, e la sua sola esistenza crea terrore nella vicina città di Underlook. Del resto, si ciba di umani e li ingloba senza farsi troppi problemi. Ma Shesheshen non è crudele, anzi, nella maggior parte dei casi si tratta di difesa o di pura necessità. In ogni caso, gli umani non le piacciono (se non come cibo), visto che sono strani e non perdono occasione per cercare di ucciderla. Ma un giorno, dopo aver rischiato di morire, viene soccorsa e salvata da Homily, una donna meravigliosa che la scambia per una sua simile e la accudisce... e sorprendentemente Shesheshen inizia a provare dei sentimenti per lei. Sentimenti così forti che la spingono a desiderare che Homily diventi un nido per le sue uova. Però questo vorrebbe dire porre fine alla sua vita, e Shesheshen non riesce a giustificare la fine di una persona così meravigliosa. Così decide di rimandare la sua fine al giorno dopo... e poi a quello successivo ancora. E, mentre il loro rapporto e la loro vicinanza cresce, Shesheshen deve trovare un modo per non svelare la sua vera natura e per salvarsi dai veri mostri della storia: gli esseri umani che vogliono ad ogni costo ucciderla.

Questo libro è stata un'esperienza davvero particolare: un fantasy, ma anche un horror... cozy. Non avevo mai preso in considerazione l'idea di un cozy horror, ed è stata una piacevole sorpresa. Non solo la trama tiene il lettore sulle spine, considerando che Shesheshen rischia davvero la vita, ma scalda anche il cuore. Il modo in cui Shesheshen diventa sempre più "umana", scoprendo nuovi sentimenti positivi man mano che si avvicina a Homily; il modo in cui la loro relazione si sviluppa... mi sono sentita avvolgere da una calda coperta in un freddo pomeriggio invernale.

Allo stesso tempo, non mancavano elementi di body horror e descrizioni di relazioni (familiari) tossiche e abusanti. La famiglia di Homily è terribile, e lei chiaramente ne ha subito le conseguenze, che si rispecchiano nella sua mancanza di autostima e nella sua rassegnazione nell'essere usata e ferita. Tuttavia, nonostante i temi trattati siano pesanti, la lettura è sempre leggera e spesso divertente, in particolare perchè Shesheshen non pensa come una persona e spesso si creano fraintendimenti che solo il lettore coglie. Più volte leggendo questo libro mi sono ritrovata a sorridere e a ridere.

Unica nota "negativa", che però non preclude il godimento del libro, è il fatto che spesso Shesheshen parla come farebbe un terapeuta. Non è un problema in sè, ma a lungo andare mi sono accorta che mi trascinava a volte fuori dalla storia, la cui ambientazione non è moderna (a differenza dei concetti espressi). Tuttavia, è anche il modo in cui Shesheshen aiuta Homily, quindi è parte integrante della storia.

In generale, penso che questo libro potrebbe piacere davvero a tutti, anche a chi non legge spesso fantasy o horror, proprio perchè l'elemento principale e più bello è quello della relazione tra Shesheshen e Homily, e il modo in cui si aiutano a vicenda a guarire e vivere una vita felice.

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VOTO 3,5

Qualcuno in cui fare il nido è il romanzo d'esordio di John Wiswell, è un fantasy - horror che ha come protagonista Shesheshen, un mostro mutaforma tipo blob, capace di inglobare e organizzare oggetti estranei come ossa, rami e pietre, a suo piacimento.
Questa creatura, cresciuta nella più totale solitudine, a parte la compagnia di un'orsa gigante dal manto blu chiamata Mirtilla, vive in una dimora abbandonata lontana dalla civiltà umana.
Le sue giornate trascorrono tra uccisioni per mangiare e quelle per difesa personale, quando incauti cacciatori di mostri le si avvicinano troppo ed è proprio l'intrusione di un esiguo gruppo di umani a risvegliarla precocemente dal suo letargo.
Per diverse vicissitudini, entrerà in contatto con Homily, una ragazza dall'animo gentile che curerà le sue ferite e la porterà al sicuro ignara della sua vera natura.
Inizialmente avrebbe voluto divorarla, ma qualcosa nella giovane la attira. Shesheshen non prova empatia, né compassione, non le piace parlare, né stare in compagnia. La sua stessa famiglia ha cercato di ucciderla e questo l'ha plasmata in ciò che è.

“È vero che, all'inizio, ti vedevo solo come il prossimo pasto. Avevo intenzione di farti del male. [...] Ma le cose si sono complicate prima che potessi rendermene conto. Il tempo si muoveva in modo diverso quando ero con te.”

Pian piano, la gentile e calda presenza di Homily fa breccia nella mente di Shesheshen (perché un cuore non ce l'ha), finché non capisce di volerla come nido per le sue uova.

Ho fatto un po’ di fatica all’inizio a ingranare nella lettura, probabilmente perché non sapevo cosa aspettarmi. Il punto di vista è quello “alieno” di Shesheshen, un mostro che osserva gli umani e le loro stranezze. Leggere della sua diffidenza nei loro confronti, di come ogni azione avesse significati a lei estranei e di quanto si stancasse anche solo semplicemente parlare mi ha fatto sorridere.
È stato interessante pensare a come alcuni gesti possano risultare del tutto insulsi o inutilmente complicati.

“Da quello che sapeva della civiltà, tutti i bambini erano parassiti. Si supponeva che quella loro caratteristica dovesse piacere”

A parte le numerose descrizioni grottesche di come la protagonista riesca a sciogliersi e riformarsi con più o meno fatica in base alle situazioni, e che, ahimè, diventano monotone e ripetitive, rallentando la lettura.
Un elemento che si poteva migliorare è il worldbuilding, per essere un fantasy devo dire che è il primo a non avere alcun riferimento a guerre, regnanti, storia e compagnia cantante. Tutto è solo vagamente accennato, come se Wiswell non ci avesse creduto abbastanza.
Tuttavia la storia è coinvolgente, la scrittura di Wiswell è ricca di humor e spunti di riflessione su temi importanti come i rapporti tossici in famiglia, il trauma e le conseguenze dell’avere una bassa autostima.

“Quanto avrebbe voluto allungare il braccio sulla sua spalla e tirarle su il mento. Quel mento non doveva mai prostrarsi, soprattutto non agli umani che avrebbero piuttosto meritato di morire schiacciati sotto agli zoccoli di un cavallo imbizzarrito.”

Se da un lato la natura mostruosa fa di Shesheshen la perfetta protagonista di questo fantasy-horror, dall'altro la sua umanizzazione, che pian piano si fa più evidente, leva quel pizzico di novità che l'autore aveva inserito.
In realtà questo sarebbe un romantasy a tinte horror. Ho volutamente lasciato da parte la trama romance tra Shesheshen e Homily perché a mio avviso molto blanda, il rapporto che creano non mi è sembrato amore, ma più di un incontro tra anime sole e incomprese che si riconoscono. La loro relazione resta però funzionale alla trama principale perché è la forza motrice che porta la storia all’epilogo.

“Eri sola, ma meritavi di stare con qualcuno. Io… Mi piaceva essere quel qualcuno. Non mi piace stare vicino a nessuno, di solito. A causa del male che potrebbero infliggere. Ma valeva la pena farmi del male per te. Ha senso?”

Se cercate una visione dell’umanità fuori dagli schemi, scene gore e violente e un antagonista davvero malvagio, allora Qualcuno in cui fare il nido fa al caso vostro.

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È stata una lettura altalenante, ma che alla fine mi ha soddisfatto. Avevo iniziato il libro con la ferma idea che fosse un fantasy-horror, certo avevo sentito commenti che ne descrivevano anche la componente ironica e divertente, però non avevo idea la componente romance fosse così presente.
Devi dire che questa scoperta non mi è poi dispiaciuta perché ho trovato l'idea di un "mostro" come Shesheshen che si innamora a prima vista, in stile colpo di fulmine (e non è uno spoiler), dell'umana Homily molto tenera e divertente.
Non iniziate questo libro se lo pensate solo come un horror, perché non lo è. Certo è piuttosto grafico nel descrivere dismembranenti, mutilazioni e pasteggiamenti a base di esseri umani (quindi occhio a chi ha uno stomaco un po' delicato) però alla fine è la storia di una creatura non umana alla ricerca di qualcuno che faccia da genitore alla sua progenie e se è difficile trovare qualcuno di adatto tra umani, figurarsi tra un mostro mutaforma ("non ti dispiace essere innamorata di una pozzanghera? ..." cit.) e un umana la cui famiglia (forse, chissà) è stata maledetta da quello stesso mostro.

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Se dovessi definire questo libro in una parola, sarebbe: strano. Cionondimeno, piacevole.

Shesheshen è una mutaforma: la incontriamo che cerca di difendersi da cacciatori che la vogliono morta: verrà aiutata da Homily. Shesheshen incontrerà la famiglia di Homily, che non è proprio l'esempio di famiglia felice e sana, anzi.

Le due si ritroveranno sempre più vicine, tanto da fare nascere un rapporto nuovo: onestamente non mi aspettavo una queer rep, e ne sono stata molto felice!

L'ironia di Shesheshen aiuta a bilanciare i toni dark dell'opera, e le riflessioni su cosa significa essere "normali" molto attuali, sebbene a tratti un po' banali.

Bonus point: un orso blu?

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La trama di questo libro per me è davvero particolare, avere un "mostro" come protagonista principale, sapere ciò che pensa, ciò che prova, come si evolve nel corso della storia è affascinante e mi ha molto colpita, anche perché ci mette di fronte a una domanda: mostro è davvero ciò che consideriamo tale? Basta che qualcosa sia "diverso" da noi, a volte, per dargli una connotazione negativa. Mentre ciò che ci appare simile viene classificato automaticamente come buono. È un aspetto davvero interessante del libro. Seguirà una recensione completa su ig.

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Premessa: ci sono trigger warning in questo libro. Non pochi, non leggeri. Perciò prima di cominciarlo per favore informatevi a riguardo.

Non so sinceramente da dove cominciare a parlare di questo libro.

Mi è piaciuto? Nì.
In questo caso non è tanto questione di piacere o meno quanto dell’originalità dell’idea e dello sviluppo della stessa, ed è basandomi su questi due fattori che ho deciso per la via delle quattro stelline.
L’idea è originalissima, tanto che per qualche capitolo ammetto che cercavo di capire, di trovare un senso cercando nel mio passato di lettrice qualcosa di simile a cui “accoppiare” questo romanzo o parti di esso. Inutile dire che non l’ho trovato, e che ad un certo punto ho lasciato perdere e mi sono fatta trascinare dalla corrente.
Lo consiglio anche solo per questa originalità che accompagna idea e sviluppo, sinceramente.

Grazie sempre a NeoN per questo esperimento su NetGalley che mi ha permesso di leggere diversi titoli “particolari” in anteprima, l’ho apprezzato davvero moltissimo.

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Qualcuno in cui fare il nido è sicuramente un romanzo molto interessante e originale, con una prospettiva inusuale: è tutto raccontato, infatti, attraverso gli occhi di un mostro mutaforma che, per una serie di bizzarre vicessitudini, si ritrova a dover impersonare un'umana e a dare la caccia a sé stessa.

La storia, a mio avviso molto cinematografica, è interessante e avvincente, disseminata di personaggi buffi e macchiette. Invero, ho avuto l'impressione che questo romanzo non si prendesse troppo sul serio, a partire dal linguaggio utilizzato, che risulta sfrontato, gergale e volgare, in completo contrasto con il setting che invece si rifà ad ambientazioni più tipiche per un fantasy con spunti pseudo-medievali.

Il romanzo in sé è piuttosto scorrevole, seppur l'abbia trovato più lungo del dovuto—abbandonandosi a dinamiche ripetitive e teatrini troppo ricorrenti—rispetto a quello che volesse raccontare. La trama, che in un altro tipo di libro sarebbe apparsa improbabile e insensata, risulta divertente, spiritosa e ridicola al punto giusto, tutto nello spirito di un libro "all in good fun". Le discussioni di intimità tra le due protagoniste, inoltre, sono uno dei punti più brillanti del romanzo, delineandosi come ben pensate e acute, seppur la loro relazione mi sia risultata artificiosamente sviluppata e troppo veloce.

Le debolezze di Qualcuno in cui fare il nido, infatti, si sprigionano proprio quando il libro accantona la sua natura comica e irriverente per trattare tematiche che, a mio avviso, non hanno spazio in un libro leggero e farsesco quale questo: la rappresentazione di abusi familiari, trauma e di rivalsa contro i propri carnefici è sì benintenzionata, ma risulta superficiale, approssimativa e, soprattutto, inconsequenzialmente vuota. A favore di ciò, il personaggio che più incarna queste tematiche, ovvero la co-protagonista Homily, risulta frivolo e generico seppur abbia tratti distintamente suoi e memorabili.
Un'ulteriore pecca del testo è, a mio avviso, l'ampia intelligenza emotiva di Shesheshen, che, a più riprese, sembra possedere una vasta competenza in fatto di "social cues" e, soprattutto, di come funzionino le convenzioni culturali, la prossemica e la semantica umane. In altri momenti, invece, soprattutto quando è richiesto per dare vita a gag o alimentare la commedia degli equivoci tra lei e Homily, Shesheshen sembra dimenticarsi tutte le sue inspiegabili competenze. Il suo personaggio, quindi, è molto spesso scarno della mostruosità che lei stessa (ma il libro stesso) millanta e che ci si aspetta in un contesto simile. Il tema del blob-mutaforma si presta a moltissime allegorie e a infinite discorsività (si guardi, per esempio, a Walking Practice di Dolki Min, il cui mostro-mutaforma si confà a discussioni di tematiche quali discriminazione, convenzioni di genere e queerness), per questo motivo, Wiswell aveva proprio in mano un personaggio con infinite potenzialità, di cui si poteva dire e che poteva agire in una miriade di modi, ma, alla fine, risulta solo molto parziale e moderato.

Per quanto riguarda la traduzione, la lettura è sì scorrevole, ma, forse anche dovuto al fatto di aver letto una bozza, mi è sembrata un po' troppo robotica e rigida, soprattutto considerando il tono del romanzo. Ciò si risente soprattutto nei dialoghi, che, per via di soventi calchi dall'inglese, risultano finti e, a tratti, sconclusionati. Sicuramente, la natura rozza del romanzo, con la sua prosa gergale, disseminato di slang ed espressioni idiomatiche ha reso l'adattamento un'ardua impresa. Ma confido nel lavoro di Ne/On e sono sicura che questi angoli spigolosi risulteranno smussati nella versione finale di pubblicazione.

Nel complesso, Qualcuno in cui fare il nido mi sembra un libro con un potenziale polarizzante e l'ho trovato una scommessa audace. Una storia memorabile, con una voce distinta e un'atmosfera ugualmente gore e fantasy, con una dolce ma coraggiosa romance saffica, scelta che è sempre apprezzata.

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In generale il libro mi è piaciuto molto, di seguito elenco degli elementi negativi e positivi.
Le uniche due cose che non ho amato sono state:
- da circa il 30/40% del libro al 60% (sempre circa) c’è un rallentamento notevole nella trama, non mi ha impedito di continuare, ma mi ha un po’ appesantita e distaccata dalla lettura
- la “co-protagonista” per me è stato un personaggio difficile col quale empatizzare, è caratterizzata in una sola direzione e questo me la ha resa un po’ “noiosa” (anche se si riprende alla grande verso il finale).

Nonostante ciò le cose che ho amato sono state di più di quelle negative:
- il personaggio di Shesheshen è PAZZESCO, sia come tipo di creatura (molto affascinante) che come caratterizzazione
- la scrittura è scorrevole e scorre benissimo, pur non essendo semplice
- l’idea di uno sguardo esterno sulla natura umana è resa benissimo: lo sguardo di Shesheshen sul mondo degli uomini è crudo e rende un punto di vista critico sulla società umana
- il finale SPETTACOLO, di solito le storie non ci mostrano cosa succede ai personaggi (psicologicamente parlando) dopo tutti i traumi subiti nella storia, bhe “Qualcuno in cui fare il nido” lo fa, infatti l’ultimo 10/15% è dedicato al “dopo” e questa cosa è impagabile da leggere (ed è anche scritta molto molto bene a mio parere)!

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Parto ringraziando Ne/On perché non è scontato ricevere arc anche quando non si ha un profilo online di recensioni. Quindi grazie per l'opportunità.

Per quanto riguarda il libro, mi è piaciuto, leggerlo ad ottobre è stata un'ottima scelta viste le sue spooky vibes.
La recensione conterrà qualche minimo spoiler, cercherò di omettere il possibile. Per chi non volesse continuare con la parte spoiler della recensione dirò: dategli una chance! Bella prosa, forse un po' troppo veloce, ma tematiche trattate davvero importanti ed affrontate in un modo molto interessante.

Spoiler da qui in poi!

Mi è piaciuta molto l'idea del POV da parte della "viverna*, ho apprezzato davvero la scrittura e l'idea, ma la lacuna principale nella trama penso sia dovuta al fatto che Shenshensen sia in grado di empatizzare così velocemente. Ha un passaggio troppo repentino da mostro disprezzante del genere umano a supporto morale per Homily. Come fa una creatura descritta come nostro divoratore di uomini a riconoscere così in fretta delle tematiche familiari disfunzionali così importanti e di conseguenza sapere come comportarsi? La velocità della prosa probabilmente giustifica queste problematiche in cui rientra anche il velocissimo innamoramento fra protagonista e co-protagonista e i repentini cambi di scena/sati temporali.

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Un romanzo love & splatter che si è rivelato ideale per la stagione (Halloween mood🎃compreso) e ringrazio molto NetGalley e Ne/oN per la copia Arc.

Tra questa pagine troverete un inusuale mix di horror, grottesco e cozy romance, con un mostro assassino (per sua ammissione) che ha sempre vissuto in solitudine, mangiato i suoi fratelli (e il padre che l’ha ospitato), ma viene svegliato dal letargo e si trova catapultato all'esterno, compiendo la sua avventura tra gli uomini e raccontandoci il mondo attraverso la sua visuale.

Ovviamente Shesheshen (uno scioglilingua continuo, anche solo mentre la mia mente leggeva...) si nutre per fame (in altre parole, è al di sopra di qualunque giudizio) ma (incredibile) risulta più progressista e illuminata di un’attivista dei giorni nostri: quindi coglie per puro istinto le discriminazioni, percepisce gli abusi familiari, soffre per gli orsi selvaggi con l’habitat invaso dalle trappole degli animali, vive ogni espressione queer con grande naturalezza.
Certo, si comprende subito che la creatura è una sorta di megafono dell'autore e la sua percezione risulta, a tratti, affascinante; tuttavia, è anche vero che è così rispettosa, moralmente superiore e scevra da dubbi, da risultare pesantuccia come eroina dopo metà libro. Dice e pensa cose giuste, svela infinite ipocrisie, ma non è che vi sia spazio per il contraddittorio e i suoi antagonisti sono macchiette, facili da sbaragliare.

Mi è piaciuto, senza riuscire a travolgermi. Nel complesso, l'ho trovato un esperimento interessante, anche se l'eccesso di trash sanguinolento rischia di offuscare o banalizzare messaggi di per sé corrosivi, e la trama è piuttosto allungata sul finale.

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Una storia d'amore tenera e grottesca, un horror ironico e cruento: "Qualcuno in cui fare il nido" è questo e molto altro. Quanto mi sono divertita a leggerlo! Non è sempre facile trovare storie originali nel mondo dell'editoria, e questa mi ha colpito positivamente, soprattutto grazie a una protagonista mostruosa che ho adorato fin da subito, per la sua arguzia, la sua narrazione dissacrante e la sua inaspettata umanità.
Non è sicuramente uno di quegli horror tragici ed estremi che proprio non fanno per me; per quanto tratti svariati temi piuttosto pesanti, lo fa sempre con leggerezza, senza però cadere nello scontato. E anche se ci sono assolutamente scene disgustose, personalmente non mi hanno infastidito troppo.
La scrittura è digeribile e smaliziata, con molto più umorismo di quanto mi aspettassi; mi è piaciuto, per quanto in certi punti abbia trovato il linguaggio utilizzato un po' estraniante, considerata l'ambientazione di carattere fantasy abbastanza tradizionale.
Consigliatissimo ai fan del fantasy che hanno timore ad avvicinarsi al mondo dell'horror!

Ci sono svariati refusi ed errori di traduzione che immagino e spero saranno corretti prima della pubblicazione vera e proria, il 20 novembre.

Ringrazio Netgalley e la casa editrice per avermi permesso di leggere questo libro!

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Il primo #ARC su #Netgalley richiesto ad una casa editrice italiana! Ringrazio tantissimo Ne/oN Libri per l'opportunità 😊

⚠️All opinions are my own.⚠️

Ho letto questo libro dopo aver visto la trama e trovandola interessante.

È strano, bizzarro, insolito, awkward, raccapricciante in alcuni tratti.

La lettura è stata allettante almeno all'inizio, e abbastanza godibile.

La traduzione è senza dubbio fatta bene per essere una copia in anteprima.

L'ambientazione è delineata in modo abbastanza approfondito.

I personaggi principali sono descritti bene e non è facile intuire tutti I risvolti della storia, perché si parte da un punto e poi alla fine si arriva da tutt'altra parte; non è molto prevedibile.

Non c'è troppo sp1cy a parte una scena, e lo ritengo un punto a suo favore.

Lo stile di lettura è abbastanza scorrevole; ci sono un po' troppe parti descrittive che a un certo punto mi hanno annoiato, ma è solo il mio gusto personale.

Purtroppo, dopo tutti questi punti positivi, ecco quello che ho provato...

La lettura non è stata dolorosa ma non è stata entusiasmante. Mancava qualcosa a livello emotivo, che mi facesse provare qualcosa per i personaggi.

Si è rivelato non essere qualcosa che normalmente sarebbe nelle mie corde.

Do' 3⭐.

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Questo libro è un autoconclusivo dai toni gore, horror e dark (attenzione perché ci sono parecchie scene disturbanti, per stomaci forti ⚠️)... Ma allo stesso tempo è anche molto sentimentale. In un modo che non ci si aspetta. 💘

Innanzitutto, la storia inizia trascinando il lettore nel bel mezzo dell'azione e della scena, per cui si scoprono informazioni su personaggi, vicende, antefatti, ambientazioni e tutto quanto solo man mano che si legge. ✨

Mi piace un sacco che il mostro protagonista sia qualcosa di indefinito, una sorta di blob / slime che divora carne (si ciba principalmente di ossa, grasso, sangue, midollo) umana e animale e plasmandola riesce a darsi una forma umanoide. Ma oltre a questo Shesheshen ingloba anche metalli, legno e armi che finiscono per far parte non solo del suo "scheletro" ma anche del suo sistema di attacco e difesa. 🪵

I nomi dei vari personaggi sono tutti molto molto particolari, e questa cosa mi ha colpita davvero tanto: Catharsis, Ode, Epigram... Perfino dei banditi che fanno solo da comparsa hanno nomi altisonanti come Plutocracy, Democracy e via dicendo. 🌳

Fra tutti, oltre alla protagonista mi sono affezionata in particolar modo a Laurent, un personaggio del tutto marginale ma che nelle sue poche apparizioni porta dei momenti comici e divertenti, basati sul fatto che quando viene minacciato... Diciamo che prova una certa esaltazione. 😂

Bello anche che ci sia la rappresentazione di varie tipologie di fisico: Homily, per esempio, è una donna robusta e massiccia. È sempre bello vedere personaggi fuori dai soliti canoni del "magro, alto e bellissimo". 👩🏻

Il finale è stato super dinamico e pieno di azione, tensione e colpi di scena. 😍

La cosa migliore di questo libro, comunque, sono i messaggi insiti nella trama: a volte gli umani sono i veri mostri e l'amore può manifestarsi in tante maniere diverse e può aiutare ad uscire dal baratro. 👭

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Che dire di questo libro, il titolo è tra i più esplicativi mai visti, eppure questa lettura nasconde molto, molto di più.
Questo fantasy horror si apre in maniera perfetta, un mostro muta forma che viene risvegliata dal suo letargo si ritrova a cercare cibo per sfamarsi e quale pasto migliore di un delizioso umano? Shesheshen è quella che viene definita una viverna, anche se non dovete pensare a lei come a una specie di drago perché in realtà non presenta una forma vera e propria, ma grazie alle sue capacità può assumere la forma che desidera avvalendosi di parti animate e non. Già da questo le premesse erano ottime per me, ma nessuno mi aveva preparata a ridere così. Shesheshen è un mostro che non capisce del tutto gli umani ma a volte è costretta a nascondersi in mezzo a loro e da qua comincia a trasparire il suo sarcasmo, la sua ironia, il suo essere sempre divertente anche quando non se ne rende conto. La sua ingenua ironia mi ha conquistata perché è vera e reale e soprattutto costruita benissimo dalla penna dell'autore. A lei poi si unisce un'altra personaggia, Homily, una donna fuori dagli schemi perché non è la solita coprotagonista bella in modo assurdo, ma una donna normalissima, un po' in carne e con i denti storti. Questo è anche coerente con l'epoca fittizia in cui si svolge la storia, ossia un tardo medioevo, in cui la gente si sposta a cavallo e le guardia armate portano armature.
Insomma tanti tanti punti per questa coppia stupenda che ci parla di un amore queer e asessuale, ma le note super positive su questa lettura continuano. Infatti l'autore ci mostra personaggi non binari, relazioni omosessuali normalizzate e ci mostra anche gli aspetti negativi di molte relazioni. È evidente, infatti, che ci voglia fare vedere la parte tossica di molte famiglie e rapporti famigliari, rapporti che hanno ritorsioni importanti sulla crescita e sulla psicologia delle persone. Sì parla di maternità tossica e di quanto può essere nociva una famiglia e il mantra costante del "la famiglia è tutto, prima la famiglia" .
Quindi sì, c'è un tono scanzonato quando si parla di mostri che mangiano persone, ma attraverso gli occhi del mostro vediamo un'umanità che è allo stesso modo crudele e mostruosa. Shesheshen si sorprende più volte di essere chiamata in questo modo, quando lei fa ciò che fa solo per vivere e lei stessa nota che gli umani si battono per preservare un'umanità che alla fine non c'è.
Insomma, chi se lo aspettava che un personaggio nato come un mostro da incubo ci insegnasse cos' è giusto e cosa è sbagliato? Che ci mostrasse la dolcezza di un rapporto amoroso? Che ci insegnasse ad amarci e a metterci al primo posto quando serve?
È vero che ci sono scene fortine e anche splatter, è pur sempre un horror, però ho trovato il tutto abbastanza bilanciato, anche se l'andamento è a volte altalenante. Nonostante questo ho amato i colpi di scena, l'ironia di Shesheshen, la dolcezza di Homily e tutto. Ho amato tutto. Un fantasy di cui davvero avevamo bisogno, grazie NeoN libri per avercelo portato!

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Prima di tutto ringrazio NeoN Libri e NetGalley per avermi fornito la copia digitale in anteprima!

Qualcuno in cui fare il nido (Someone you can build a nest in) è il romanzo d’esordio dello scrittore statunitense John Wiswell, già vincitore dei premi Locus e Nebula con i suoi racconti brevi. Posso già anticipare che questo libro è strano, però non in senso positivo. Strano e basta. Parliamo di un fantasy romance con forti elementi horror, idea molto interessante che però non è stata realizzata nel modo migliore.

La protagonista è Shesheshen, un mostro mutaforma che vive in un maniero diroccato. Quando un gruppo di cacciatori di mostri interrompe il suo letargo, ferendola gravemente, Shesheshen viene trovata e curata da Homily. La nostra protagonista si lascia intenerire da Homily e capisce subito che si tratta della persona giusta in cui deporre le uova. L’ambientazione non è molto approfondita, ma la storia è comprensibile e godibile anche senza un worldbuilding dettagliato. Mi sono piaciute le descrizioni del maniero e dell’istmo; la città di Underlook rimane invece meno approfondita.

Il mio problema principale è la protagonista Shesheshen, che mi è sembrata troppo umana. Quello che mi aspettavo di vedere era un vero e proprio mostro: Shesheshen sarebbe dovuta essere molto più cattiva e pericolosa! Inoltre il testo è talmente farcito di scene splatter/gore che alla lunga risultano quasi grottesche, al punto da perdere impatto. Per quanto riguarda la parte romance… quella che troviamo nel libro è una monster romance davvero blanda, che poteva essere davvero interessante se solo l’autore avesse deciso di osare di più. La mia impressione è che la storia d’amore fra Shesheshen e Homily non avesse nessuna base solida.

Le tematiche trattate sono tante e tutte molto importanti (l’abuso, le dinamiche familiari tossiche, il trauma) e ho apprezzato che l’autore affrontasse questi argomenti in un libro fantasy. Lo stile di scrittura poteva essere decisamente migliore: in molti punti è ripetitivo. Forse questo libro poteva funzionare meglio come una short story.

Un romanzo non ha avuto il coraggio di osare davvero e mi dispiace davvero tanto. Ne sono rimasta delusa e non penso leggerò altro di questo autore.

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La storia di Shesheshen, mostro mutaforma che utilizza i resti delle proprie vittime per costruire il proprio corpo e camminare indisturbata tra gli umani, è una storia insolita ed originale, che unisce in uno stravagante patchwork temi, elementi e personaggi spesso molto distanti tra loro.

In quanto creatura mostruosa, Shesheshen ha sempre visto solo il peggio dell’umanità e ha imparato in fretta a proteggersi e a tenersi il più possibile alla larga da quel mondo così contraddittorio. Eppure tutte le sue certezze vengono sconvolte quando a salvarla è proprio la gentilezza di un’umana, la dolce Homily, che con le sue mani delicate e la sua risata travolgente è tutto il contrario dell’umanità che ha imparato a temere e rifiutare.

È proprio questa dolcezza, avvelenata da un dolore profondo e da cicatrici mai rimarginate del tutto, a far battere il cuore inesistente del mostro che non ha mai potuto imparare ad amare, ed ad incatenarlo come in una maledizione al destino oscuro della sua umana dagli occhi tristi.

Irriverente e graziosamente grottesco, questo romanzo gioca col confine che divide mostruosità ed umanità, andando a creare un mondo unico nel suo genere, allo stesso tempo leggero e disturbante, nonostante il ritmo altalenante e le situazioni a volte eccessivamente inverosimili.

Il suo tono è estremamente ironico e sarcastico, ma ciò non gli impedisce di aprire ferite inaspettatamente profonde e di toccare temi delicati. Il cuore di questa storia è sicuramente la famiglia, o meglio le ferite sanguinanti che una famiglia malata o una maternità intrisa di egoismo e crudeltà possono lasciare.

Attraverso gli occhi disumani di Shesheshen possiamo scorgere in maniera dolorosamente chiara la mostruosità di un modo d’amare che di umano ha ben poco, ma che viene fin troppe volte perdonato ed accettato anche a costo di perdere una parte di sé stessi.

Ringrazio Neon per la possibilità di scoprire questa storia.

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4,5/5⭐

📚 Shesheshen è una mutaforma in letargo quando viene attaccata da cacciatori intenzionati a sterminare il mostro che terrorizza quelle terre. Scampando all’attacco per un pelo Shesheshen incontra Homily, una donna sorprendentemente gentile che cura le sue ferite. Tra le due nascono tenerezza e affetto, come fare dunque a svelarle di essere una creatura mostruosa, per di più dal momento che l’intera famiglia di Homily è convinta che proprio Sheshesen sia il mostro che ha maledetto la loro stirpe?

Già leggendo la trama sapevo che sarebbe stato un libro super fuori dagli schemi e non vedevo l’ora di tuffarmici. E non mi ha affatto delusa.

L’autore è capace di creare atmosfere fiabesche per poi spezzare la magia con scene decisamente crude e raccapriccianti ma allo stesso tempo bizzarre ed eclettiche, abbinate per di più ad un umorismo matto e irresistibile. Nel leggere mi è sembrato di trovarmi in un frullato tra le parti migliori di altre storie che già adoro: la combo comicità+disgusto di Gideon la Nona, i personaggi sopra le righe dello Studio Ghibli, lo stravolgimento della fiaba in Shrek. Un tris geniale.

Ho adorato Shesheshen. Parliamo di un blob amorfo che assorbe dentro di se i resti dei suoi spuntini (umani e non) per costruirsi tutti i pezzi necessari ad assomigliare a una persona, pur trovando le parte complessa da interpretare a causa della fastidiosa tendenza degli esseri umani a 💀socializzare💀. Capita raramente di incontrare un mostro socially awkward e mi rendo sempre più conto di quanto la combo gore+awkwardness faccia andare in pappa il mio cervello. A-DO-RO.

E in tutto ciò non manca lo spazio per parlare di salute mentale, soprattutto per quanto riguarda la famiglia tossica e i traumi di Homily, di cui Shesheshen imparerà sempre meglio a prendersi cura. Non avrei mai pensato che un blob amorfo potesse avere così tanta maturità emotiva.

Unica pecca è la trama un po’ altalenante, in alcuni momenti super dinamica senza capire dove voglia andare a parare, in altri forse troppo statica e introspettiva. Ma mi sto davvero sforzando per trovare un difetto eh.

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Nonostante “qualcuno in cui fare il nido” presenti idee interessanti, ci sono diversi aspetti che ne riducono l'impatto. Il mondo creato da John Wiswell, pur avendo elementi affascinanti, soffre di una costruzione confusa che spesso rende difficile seguire la trama. La combinazione tra horror, fantasy e romance a volte appare forzata e poco bilanciata, e questo può risultare frustrante per chi cerca una narrazione più coesa.

Il personaggio di Shesheshen, pur essendo intrigante come mostro mutaforma, non sempre risulta coinvolgente o simpatico. Le sue motivazioni sono spesso oscure e il suo sviluppo sembra limitato a momenti di puro istinto di sopravvivenza, senza un'evoluzione emotiva significativa. Anche la relazione tra Shesheshen e Homily appare poco credibile e troppo rapida, senza il giusto approfondimento che avrebbe potuto rendere il legame più significativo.

Infine, il tono del libro alterna momenti di umorismo nero con scene di violenza grafica che non sempre si amalgamano bene, creando un’esperienza di lettura discontinua. Se apprezzi racconti più lineari o romance meno convenzionali, questo libro potrebbe non fare per te

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Credo di essere io il problema.
Ero partita molto carica adorando l'idea del mostro nel dungeon ma purtroppo lo stile di scrittura per me è troppo lento e quindi si va a prendere il ritmo che a mio parere è molto importante in libri come questo.
Peccato perché ci contavo molto

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