
Member Reviews

Qualcuno in cui fare il nido è sicuramente un romanzo molto interessante e originale, con una prospettiva inusuale: è tutto raccontato, infatti, attraverso gli occhi di un mostro mutaforma che, per una serie di bizzarre vicessitudini, si ritrova a dover impersonare un'umana e a dare la caccia a sé stessa.
La storia, a mio avviso molto cinematografica, è interessante e avvincente, disseminata di personaggi buffi e macchiette. Invero, ho avuto l'impressione che questo romanzo non si prendesse troppo sul serio, a partire dal linguaggio utilizzato, che risulta sfrontato, gergale e volgare, in completo contrasto con il setting che invece si rifà ad ambientazioni più tipiche per un fantasy con spunti pseudo-medievali.
Il romanzo in sé è piuttosto scorrevole, seppur l'abbia trovato più lungo del dovuto—abbandonandosi a dinamiche ripetitive e teatrini troppo ricorrenti—rispetto a quello che volesse raccontare. La trama, che in un altro tipo di libro sarebbe apparsa improbabile e insensata, risulta divertente, spiritosa e ridicola al punto giusto, tutto nello spirito di un libro "all in good fun". Le discussioni di intimità tra le due protagoniste, inoltre, sono uno dei punti più brillanti del romanzo, delineandosi come ben pensate e acute, seppur la loro relazione mi sia risultata artificiosamente sviluppata e troppo veloce.
Le debolezze di Qualcuno in cui fare il nido, infatti, si sprigionano proprio quando il libro accantona la sua natura comica e irriverente per trattare tematiche che, a mio avviso, non hanno spazio in un libro leggero e farsesco quale questo: la rappresentazione di abusi familiari, trauma e di rivalsa contro i propri carnefici è sì benintenzionata, ma risulta superficiale, approssimativa e, soprattutto, inconsequenzialmente vuota. A favore di ciò, il personaggio che più incarna queste tematiche, ovvero la co-protagonista Homily, risulta frivolo e generico seppur abbia tratti distintamente suoi e memorabili.
Un'ulteriore pecca del testo è, a mio avviso, l'ampia intelligenza emotiva di Shesheshen, che, a più riprese, sembra possedere una vasta competenza in fatto di "social cues" e, soprattutto, di come funzionino le convenzioni culturali, la prossemica e la semantica umane. In altri momenti, invece, soprattutto quando è richiesto per dare vita a gag o alimentare la commedia degli equivoci tra lei e Homily, Shesheshen sembra dimenticarsi tutte le sue inspiegabili competenze. Il suo personaggio, quindi, è molto spesso scarno della mostruosità che lei stessa (ma il libro stesso) millanta e che ci si aspetta in un contesto simile. Il tema del blob-mutaforma si presta a moltissime allegorie e a infinite discorsività (si guardi, per esempio, a Walking Practice di Dolki Min, il cui mostro-mutaforma si confà a discussioni di tematiche quali discriminazione, convenzioni di genere e queerness), per questo motivo, Wiswell aveva proprio in mano un personaggio con infinite potenzialità, di cui si poteva dire e che poteva agire in una miriade di modi, ma, alla fine, risulta solo molto parziale e moderato.
Per quanto riguarda la traduzione, la lettura è sì scorrevole, ma, forse anche dovuto al fatto di aver letto una bozza, mi è sembrata un po' troppo robotica e rigida, soprattutto considerando il tono del romanzo. Ciò si risente soprattutto nei dialoghi, che, per via di soventi calchi dall'inglese, risultano finti e, a tratti, sconclusionati. Sicuramente, la natura rozza del romanzo, con la sua prosa gergale, disseminato di slang ed espressioni idiomatiche ha reso l'adattamento un'ardua impresa. Ma confido nel lavoro di Ne/On e sono sicura che questi angoli spigolosi risulteranno smussati nella versione finale di pubblicazione.
Nel complesso, Qualcuno in cui fare il nido mi sembra un libro con un potenziale polarizzante e l'ho trovato una scommessa audace. Una storia memorabile, con una voce distinta e un'atmosfera ugualmente gore e fantasy, con una dolce ma coraggiosa romance saffica, scelta che è sempre apprezzata.

In generale il libro mi è piaciuto molto, di seguito elenco degli elementi negativi e positivi.
Le uniche due cose che non ho amato sono state:
- da circa il 30/40% del libro al 60% (sempre circa) c’è un rallentamento notevole nella trama, non mi ha impedito di continuare, ma mi ha un po’ appesantita e distaccata dalla lettura
- la “co-protagonista” per me è stato un personaggio difficile col quale empatizzare, è caratterizzata in una sola direzione e questo me la ha resa un po’ “noiosa” (anche se si riprende alla grande verso il finale).
Nonostante ciò le cose che ho amato sono state di più di quelle negative:
- il personaggio di Shesheshen è PAZZESCO, sia come tipo di creatura (molto affascinante) che come caratterizzazione
- la scrittura è scorrevole e scorre benissimo, pur non essendo semplice
- l’idea di uno sguardo esterno sulla natura umana è resa benissimo: lo sguardo di Shesheshen sul mondo degli uomini è crudo e rende un punto di vista critico sulla società umana
- il finale SPETTACOLO, di solito le storie non ci mostrano cosa succede ai personaggi (psicologicamente parlando) dopo tutti i traumi subiti nella storia, bhe “Qualcuno in cui fare il nido” lo fa, infatti l’ultimo 10/15% è dedicato al “dopo” e questa cosa è impagabile da leggere (ed è anche scritta molto molto bene a mio parere)!

Parto ringraziando Ne/On perché non è scontato ricevere arc anche quando non si ha un profilo online di recensioni. Quindi grazie per l'opportunità.
Per quanto riguarda il libro, mi è piaciuto, leggerlo ad ottobre è stata un'ottima scelta viste le sue spooky vibes.
La recensione conterrà qualche minimo spoiler, cercherò di omettere il possibile. Per chi non volesse continuare con la parte spoiler della recensione dirò: dategli una chance! Bella prosa, forse un po' troppo veloce, ma tematiche trattate davvero importanti ed affrontate in un modo molto interessante.
Spoiler da qui in poi!
Mi è piaciuta molto l'idea del POV da parte della "viverna*, ho apprezzato davvero la scrittura e l'idea, ma la lacuna principale nella trama penso sia dovuta al fatto che Shenshensen sia in grado di empatizzare così velocemente. Ha un passaggio troppo repentino da mostro disprezzante del genere umano a supporto morale per Homily. Come fa una creatura descritta come nostro divoratore di uomini a riconoscere così in fretta delle tematiche familiari disfunzionali così importanti e di conseguenza sapere come comportarsi? La velocità della prosa probabilmente giustifica queste problematiche in cui rientra anche il velocissimo innamoramento fra protagonista e co-protagonista e i repentini cambi di scena/sati temporali.

Un romanzo love & splatter che si è rivelato ideale per la stagione (Halloween mood🎃compreso) e ringrazio molto NetGalley e Ne/oN per la copia Arc.
Tra questa pagine troverete un inusuale mix di horror, grottesco e cozy romance, con un mostro assassino (per sua ammissione) che ha sempre vissuto in solitudine, mangiato i suoi fratelli (e il padre che l’ha ospitato), ma viene svegliato dal letargo e si trova catapultato all'esterno, compiendo la sua avventura tra gli uomini e raccontandoci il mondo attraverso la sua visuale.
Ovviamente Shesheshen (uno scioglilingua continuo, anche solo mentre la mia mente leggeva...) si nutre per fame (in altre parole, è al di sopra di qualunque giudizio) ma (incredibile) risulta più progressista e illuminata di un’attivista dei giorni nostri: quindi coglie per puro istinto le discriminazioni, percepisce gli abusi familiari, soffre per gli orsi selvaggi con l’habitat invaso dalle trappole degli animali, vive ogni espressione queer con grande naturalezza.
Certo, si comprende subito che la creatura è una sorta di megafono dell'autore e la sua percezione risulta, a tratti, affascinante; tuttavia, è anche vero che è così rispettosa, moralmente superiore e scevra da dubbi, da risultare pesantuccia come eroina dopo metà libro. Dice e pensa cose giuste, svela infinite ipocrisie, ma non è che vi sia spazio per il contraddittorio e i suoi antagonisti sono macchiette, facili da sbaragliare.
Mi è piaciuto, senza riuscire a travolgermi. Nel complesso, l'ho trovato un esperimento interessante, anche se l'eccesso di trash sanguinolento rischia di offuscare o banalizzare messaggi di per sé corrosivi, e la trama è piuttosto allungata sul finale.

Una storia d'amore tenera e grottesca, un horror ironico e cruento: "Qualcuno in cui fare il nido" è questo e molto altro. Quanto mi sono divertita a leggerlo! Non è sempre facile trovare storie originali nel mondo dell'editoria, e questa mi ha colpito positivamente, soprattutto grazie a una protagonista mostruosa che ho adorato fin da subito, per la sua arguzia, la sua narrazione dissacrante e la sua inaspettata umanità.
Non è sicuramente uno di quegli horror tragici ed estremi che proprio non fanno per me; per quanto tratti svariati temi piuttosto pesanti, lo fa sempre con leggerezza, senza però cadere nello scontato. E anche se ci sono assolutamente scene disgustose, personalmente non mi hanno infastidito troppo.
La scrittura è digeribile e smaliziata, con molto più umorismo di quanto mi aspettassi; mi è piaciuto, per quanto in certi punti abbia trovato il linguaggio utilizzato un po' estraniante, considerata l'ambientazione di carattere fantasy abbastanza tradizionale.
Consigliatissimo ai fan del fantasy che hanno timore ad avvicinarsi al mondo dell'horror!
Ci sono svariati refusi ed errori di traduzione che immagino e spero saranno corretti prima della pubblicazione vera e proria, il 20 novembre.
Ringrazio Netgalley e la casa editrice per avermi permesso di leggere questo libro!

Il primo #ARC su #Netgalley richiesto ad una casa editrice italiana! Ringrazio tantissimo Ne/oN Libri per l'opportunità 😊
⚠️All opinions are my own.⚠️
Ho letto questo libro dopo aver visto la trama e trovandola interessante.
È strano, bizzarro, insolito, awkward, raccapricciante in alcuni tratti.
La lettura è stata allettante almeno all'inizio, e abbastanza godibile.
La traduzione è senza dubbio fatta bene per essere una copia in anteprima.
L'ambientazione è delineata in modo abbastanza approfondito.
I personaggi principali sono descritti bene e non è facile intuire tutti I risvolti della storia, perché si parte da un punto e poi alla fine si arriva da tutt'altra parte; non è molto prevedibile.
Non c'è troppo sp1cy a parte una scena, e lo ritengo un punto a suo favore.
Lo stile di lettura è abbastanza scorrevole; ci sono un po' troppe parti descrittive che a un certo punto mi hanno annoiato, ma è solo il mio gusto personale.
Purtroppo, dopo tutti questi punti positivi, ecco quello che ho provato...
La lettura non è stata dolorosa ma non è stata entusiasmante. Mancava qualcosa a livello emotivo, che mi facesse provare qualcosa per i personaggi.
Si è rivelato non essere qualcosa che normalmente sarebbe nelle mie corde.
Do' 3⭐.

Questo libro è un autoconclusivo dai toni gore, horror e dark (attenzione perché ci sono parecchie scene disturbanti, per stomaci forti ⚠️)... Ma allo stesso tempo è anche molto sentimentale. In un modo che non ci si aspetta. 💘
Innanzitutto, la storia inizia trascinando il lettore nel bel mezzo dell'azione e della scena, per cui si scoprono informazioni su personaggi, vicende, antefatti, ambientazioni e tutto quanto solo man mano che si legge. ✨
Mi piace un sacco che il mostro protagonista sia qualcosa di indefinito, una sorta di blob / slime che divora carne (si ciba principalmente di ossa, grasso, sangue, midollo) umana e animale e plasmandola riesce a darsi una forma umanoide. Ma oltre a questo Shesheshen ingloba anche metalli, legno e armi che finiscono per far parte non solo del suo "scheletro" ma anche del suo sistema di attacco e difesa. 🪵
I nomi dei vari personaggi sono tutti molto molto particolari, e questa cosa mi ha colpita davvero tanto: Catharsis, Ode, Epigram... Perfino dei banditi che fanno solo da comparsa hanno nomi altisonanti come Plutocracy, Democracy e via dicendo. 🌳
Fra tutti, oltre alla protagonista mi sono affezionata in particolar modo a Laurent, un personaggio del tutto marginale ma che nelle sue poche apparizioni porta dei momenti comici e divertenti, basati sul fatto che quando viene minacciato... Diciamo che prova una certa esaltazione. 😂
Bello anche che ci sia la rappresentazione di varie tipologie di fisico: Homily, per esempio, è una donna robusta e massiccia. È sempre bello vedere personaggi fuori dai soliti canoni del "magro, alto e bellissimo". 👩🏻
Il finale è stato super dinamico e pieno di azione, tensione e colpi di scena. 😍
La cosa migliore di questo libro, comunque, sono i messaggi insiti nella trama: a volte gli umani sono i veri mostri e l'amore può manifestarsi in tante maniere diverse e può aiutare ad uscire dal baratro. 👭

Che dire di questo libro, il titolo è tra i più esplicativi mai visti, eppure questa lettura nasconde molto, molto di più.
Questo fantasy horror si apre in maniera perfetta, un mostro muta forma che viene risvegliata dal suo letargo si ritrova a cercare cibo per sfamarsi e quale pasto migliore di un delizioso umano? Shesheshen è quella che viene definita una viverna, anche se non dovete pensare a lei come a una specie di drago perché in realtà non presenta una forma vera e propria, ma grazie alle sue capacità può assumere la forma che desidera avvalendosi di parti animate e non. Già da questo le premesse erano ottime per me, ma nessuno mi aveva preparata a ridere così. Shesheshen è un mostro che non capisce del tutto gli umani ma a volte è costretta a nascondersi in mezzo a loro e da qua comincia a trasparire il suo sarcasmo, la sua ironia, il suo essere sempre divertente anche quando non se ne rende conto. La sua ingenua ironia mi ha conquistata perché è vera e reale e soprattutto costruita benissimo dalla penna dell'autore. A lei poi si unisce un'altra personaggia, Homily, una donna fuori dagli schemi perché non è la solita coprotagonista bella in modo assurdo, ma una donna normalissima, un po' in carne e con i denti storti. Questo è anche coerente con l'epoca fittizia in cui si svolge la storia, ossia un tardo medioevo, in cui la gente si sposta a cavallo e le guardia armate portano armature.
Insomma tanti tanti punti per questa coppia stupenda che ci parla di un amore queer e asessuale, ma le note super positive su questa lettura continuano. Infatti l'autore ci mostra personaggi non binari, relazioni omosessuali normalizzate e ci mostra anche gli aspetti negativi di molte relazioni. È evidente, infatti, che ci voglia fare vedere la parte tossica di molte famiglie e rapporti famigliari, rapporti che hanno ritorsioni importanti sulla crescita e sulla psicologia delle persone. Sì parla di maternità tossica e di quanto può essere nociva una famiglia e il mantra costante del "la famiglia è tutto, prima la famiglia" .
Quindi sì, c'è un tono scanzonato quando si parla di mostri che mangiano persone, ma attraverso gli occhi del mostro vediamo un'umanità che è allo stesso modo crudele e mostruosa. Shesheshen si sorprende più volte di essere chiamata in questo modo, quando lei fa ciò che fa solo per vivere e lei stessa nota che gli umani si battono per preservare un'umanità che alla fine non c'è.
Insomma, chi se lo aspettava che un personaggio nato come un mostro da incubo ci insegnasse cos' è giusto e cosa è sbagliato? Che ci mostrasse la dolcezza di un rapporto amoroso? Che ci insegnasse ad amarci e a metterci al primo posto quando serve?
È vero che ci sono scene fortine e anche splatter, è pur sempre un horror, però ho trovato il tutto abbastanza bilanciato, anche se l'andamento è a volte altalenante. Nonostante questo ho amato i colpi di scena, l'ironia di Shesheshen, la dolcezza di Homily e tutto. Ho amato tutto. Un fantasy di cui davvero avevamo bisogno, grazie NeoN libri per avercelo portato!

Prima di tutto ringrazio NeoN Libri e NetGalley per avermi fornito la copia digitale in anteprima!
Qualcuno in cui fare il nido (Someone you can build a nest in) è il romanzo d’esordio dello scrittore statunitense John Wiswell, già vincitore dei premi Locus e Nebula con i suoi racconti brevi. Posso già anticipare che questo libro è strano, però non in senso positivo. Strano e basta. Parliamo di un fantasy romance con forti elementi horror, idea molto interessante che però non è stata realizzata nel modo migliore.
La protagonista è Shesheshen, un mostro mutaforma che vive in un maniero diroccato. Quando un gruppo di cacciatori di mostri interrompe il suo letargo, ferendola gravemente, Shesheshen viene trovata e curata da Homily. La nostra protagonista si lascia intenerire da Homily e capisce subito che si tratta della persona giusta in cui deporre le uova. L’ambientazione non è molto approfondita, ma la storia è comprensibile e godibile anche senza un worldbuilding dettagliato. Mi sono piaciute le descrizioni del maniero e dell’istmo; la città di Underlook rimane invece meno approfondita.
Il mio problema principale è la protagonista Shesheshen, che mi è sembrata troppo umana. Quello che mi aspettavo di vedere era un vero e proprio mostro: Shesheshen sarebbe dovuta essere molto più cattiva e pericolosa! Inoltre il testo è talmente farcito di scene splatter/gore che alla lunga risultano quasi grottesche, al punto da perdere impatto. Per quanto riguarda la parte romance… quella che troviamo nel libro è una monster romance davvero blanda, che poteva essere davvero interessante se solo l’autore avesse deciso di osare di più. La mia impressione è che la storia d’amore fra Shesheshen e Homily non avesse nessuna base solida.
Le tematiche trattate sono tante e tutte molto importanti (l’abuso, le dinamiche familiari tossiche, il trauma) e ho apprezzato che l’autore affrontasse questi argomenti in un libro fantasy. Lo stile di scrittura poteva essere decisamente migliore: in molti punti è ripetitivo. Forse questo libro poteva funzionare meglio come una short story.
Un romanzo non ha avuto il coraggio di osare davvero e mi dispiace davvero tanto. Ne sono rimasta delusa e non penso leggerò altro di questo autore.

La storia di Shesheshen, mostro mutaforma che utilizza i resti delle proprie vittime per costruire il proprio corpo e camminare indisturbata tra gli umani, è una storia insolita ed originale, che unisce in uno stravagante patchwork temi, elementi e personaggi spesso molto distanti tra loro.
In quanto creatura mostruosa, Shesheshen ha sempre visto solo il peggio dell’umanità e ha imparato in fretta a proteggersi e a tenersi il più possibile alla larga da quel mondo così contraddittorio. Eppure tutte le sue certezze vengono sconvolte quando a salvarla è proprio la gentilezza di un’umana, la dolce Homily, che con le sue mani delicate e la sua risata travolgente è tutto il contrario dell’umanità che ha imparato a temere e rifiutare.
È proprio questa dolcezza, avvelenata da un dolore profondo e da cicatrici mai rimarginate del tutto, a far battere il cuore inesistente del mostro che non ha mai potuto imparare ad amare, ed ad incatenarlo come in una maledizione al destino oscuro della sua umana dagli occhi tristi.
Irriverente e graziosamente grottesco, questo romanzo gioca col confine che divide mostruosità ed umanità, andando a creare un mondo unico nel suo genere, allo stesso tempo leggero e disturbante, nonostante il ritmo altalenante e le situazioni a volte eccessivamente inverosimili.
Il suo tono è estremamente ironico e sarcastico, ma ciò non gli impedisce di aprire ferite inaspettatamente profonde e di toccare temi delicati. Il cuore di questa storia è sicuramente la famiglia, o meglio le ferite sanguinanti che una famiglia malata o una maternità intrisa di egoismo e crudeltà possono lasciare.
Attraverso gli occhi disumani di Shesheshen possiamo scorgere in maniera dolorosamente chiara la mostruosità di un modo d’amare che di umano ha ben poco, ma che viene fin troppe volte perdonato ed accettato anche a costo di perdere una parte di sé stessi.
Ringrazio Neon per la possibilità di scoprire questa storia.

4,5/5⭐
📚 Shesheshen è una mutaforma in letargo quando viene attaccata da cacciatori intenzionati a sterminare il mostro che terrorizza quelle terre. Scampando all’attacco per un pelo Shesheshen incontra Homily, una donna sorprendentemente gentile che cura le sue ferite. Tra le due nascono tenerezza e affetto, come fare dunque a svelarle di essere una creatura mostruosa, per di più dal momento che l’intera famiglia di Homily è convinta che proprio Sheshesen sia il mostro che ha maledetto la loro stirpe?
Già leggendo la trama sapevo che sarebbe stato un libro super fuori dagli schemi e non vedevo l’ora di tuffarmici. E non mi ha affatto delusa.
L’autore è capace di creare atmosfere fiabesche per poi spezzare la magia con scene decisamente crude e raccapriccianti ma allo stesso tempo bizzarre ed eclettiche, abbinate per di più ad un umorismo matto e irresistibile. Nel leggere mi è sembrato di trovarmi in un frullato tra le parti migliori di altre storie che già adoro: la combo comicità+disgusto di Gideon la Nona, i personaggi sopra le righe dello Studio Ghibli, lo stravolgimento della fiaba in Shrek. Un tris geniale.
Ho adorato Shesheshen. Parliamo di un blob amorfo che assorbe dentro di se i resti dei suoi spuntini (umani e non) per costruirsi tutti i pezzi necessari ad assomigliare a una persona, pur trovando le parte complessa da interpretare a causa della fastidiosa tendenza degli esseri umani a 💀socializzare💀. Capita raramente di incontrare un mostro socially awkward e mi rendo sempre più conto di quanto la combo gore+awkwardness faccia andare in pappa il mio cervello. A-DO-RO.
E in tutto ciò non manca lo spazio per parlare di salute mentale, soprattutto per quanto riguarda la famiglia tossica e i traumi di Homily, di cui Shesheshen imparerà sempre meglio a prendersi cura. Non avrei mai pensato che un blob amorfo potesse avere così tanta maturità emotiva.
Unica pecca è la trama un po’ altalenante, in alcuni momenti super dinamica senza capire dove voglia andare a parare, in altri forse troppo statica e introspettiva. Ma mi sto davvero sforzando per trovare un difetto eh.

Nonostante “qualcuno in cui fare il nido” presenti idee interessanti, ci sono diversi aspetti che ne riducono l'impatto. Il mondo creato da John Wiswell, pur avendo elementi affascinanti, soffre di una costruzione confusa che spesso rende difficile seguire la trama. La combinazione tra horror, fantasy e romance a volte appare forzata e poco bilanciata, e questo può risultare frustrante per chi cerca una narrazione più coesa.
Il personaggio di Shesheshen, pur essendo intrigante come mostro mutaforma, non sempre risulta coinvolgente o simpatico. Le sue motivazioni sono spesso oscure e il suo sviluppo sembra limitato a momenti di puro istinto di sopravvivenza, senza un'evoluzione emotiva significativa. Anche la relazione tra Shesheshen e Homily appare poco credibile e troppo rapida, senza il giusto approfondimento che avrebbe potuto rendere il legame più significativo.
Infine, il tono del libro alterna momenti di umorismo nero con scene di violenza grafica che non sempre si amalgamano bene, creando un’esperienza di lettura discontinua. Se apprezzi racconti più lineari o romance meno convenzionali, questo libro potrebbe non fare per te

Credo di essere io il problema.
Ero partita molto carica adorando l'idea del mostro nel dungeon ma purtroppo lo stile di scrittura per me è troppo lento e quindi si va a prendere il ritmo che a mio parere è molto importante in libri come questo.
Peccato perché ci contavo molto

Storia davvero dolce e un po violenta, mi è piaciuta molto, nonostante forse il finale sia stato protratto un po troppo a lungo. Ho adorato il personaggio della protagonista, un po meno gli altri, che ho trovato caratterizzati in modo forse un po troppo superficiale. A prescindere dalla storia però ho notato vari errori nel testo, niente di che, delle parole mancanti, altre ripetute, altre in più che non avevano senso nella frase, Non so se sia stato un problema solo del mio file o meno, ma credo (spero) che saranno stati sicuramente corretti per la versione cartacea. Detto questo trovo davvero bellissimo che la casa editrice dia la possibilitàdi leggere in anteprima gratuita i propri libri, grazie infinite per questa opportunità.

L'elemento forte che conquista dalla prima scena è la protagonista, Shesheshen, una mutaforma originale, giovane e sola che gli eventi portano ad avvicinarsi agli umani più del solito.
Abituata a essere cacciata, maltrattata e braccata ricevere cure da mani amorevoli è per lei una novità.
È una continua scoperta di sensazioni nuove, sentimenti nuovi, emozioni che per lei non hanno ancora un nome.
Mi sono divertita con le sue considerazioni:
"Comunque le sembrò inappropriato chiedere all'uomo un centinaio di chili di manzo"
O ancora riguardo ai ricchi che devono la loro ricchezza alle fatiche dei braccianti:" Cosa ne ricavassero i braccianti che impedisse loro di mangiare i ricchi Shesheshen non riusciva proprio a capirlo..."
❗️Ci sono scene un po' forti per chi è debole di stomaco❗️alcuni direbbero splatter (secondo me King adorerebbe)
Il tema della maternità è preponderante, ma affronta anche l'amore nel senso più puro del termine: proteggere l'altro dalle proprie ferite e debolezze, affiancarlo senza pretese, non abbandonarlo, accettarlo senza volerlo cambiare.
Il tema della diversità, della paura verso ciò che non si conosce: certe volte basterebbe dare una chance per accorciare le distanze.
La crescita personale, il ruolo della famiglia nella nostra vita, l'impronta che lascia. Trovare la propria strada.
E poi la parte fiabesca: l'inganno da smascherare, la cattiva da distruggere, un villaggio da salvare.
Tutto condito in salsa dark.
È stato un viaggio bellissimo.

La lettura di questo libro è stata da un lato molto piacevole, dall'altra molto stordente.
Iniziamo dalla protagonista: il punto di vista di Shesheshen è stato, almeno per me, nuovo. Possiamo concordare sul fatto che sottolineare quanto gli umani spesso facciano schifo o che, parlando più in generale, non sia sempre così facile capire cosa sia un "mostro, non sia esattamente il tema più originale, ma la prospettiva di una creatura mutaforma è stata comunque interessante. Più che altro non tanto per i pensieri di Shesheshen sulla razza umana o simili, ma per le descrizioni del suo corpo e delle abilità che le concede (e quindi, solo di conseguenza, il modo in cui vede e approccia il mondo). Quel misto di body horror e gore che accompagna la protagonista per tutto il romanzo mi agitava lo stomaco in maniere contrastanti: a volte era troppo anche per la mia sensibilità, mentre altre volte mi incuriosiva parecchio per la caoticità rappresentata.
Riguardo agli approcci di cui sopra: ho trovato molto naturale l'approccio di Shesheshen a baci, abbracci o altre espressioni di vicinanza fisica e intimità. Per lei sono gesti quasi incomprensibili, che magari le provocano addirittura sensazioni spiacevoli. Allo stesso modo non è abituata a parlare, sia nel senso fisico ma anche soprattutto nel senso sociale dell'atto: spesso non riesce a cogliere perfettamente le sfumature dei discorsi, o addirittura il senso di alcune frasi.
In realtà, c'è da dire che nemmeno io comprendevo certi dialoghi: a volte sembrano infatti troppo costruiti, al punto da risultare artificiali e poco naturali. Forse anche a causa di alcune motivazioni dei personaggi e di alcuni giri di trama che non credo di avere colto al meglio. Un paio di scene sul finale, sono sincera, non le ho proprio capite.
Non hanno esattamente aiutato i personaggi secondari, che non presentano una vera e propria profondità ma affondano in un tema decisamente complesso, quello dell'abuso familiare (diramato poi in abuso mentale, emotivo, fisico ecc). Specie per Homily è un gran peccato: essendo praticamente l'interesse amoroso di Shesheshen, mi aspettavo un po' più di caratterizzazione a tutto tondo. Invece la personaggia si appiattisce in un'unica caratteristica, che è l'immenso desiderio di essere utile alle altre persone e di fare il loro bene sopportando anche cose tremende. Non una cosa proprio piatta di per sé, ma poter riassumere un intero essere umano più o meno solo a questo non mi ha aiutata nel rendere più credibile il praticamente colpo di fulmine tra lei e la Viverna di Underlook. Intendiamoci: Homily e Shesheshen sono molto tenere (in maniera quasi inaspettata, all'inizio), ma tutta la loro relazione mi sembrava sempre basata su poco o nulla. Specie se quel poco o nulla è fatto soprattutto di bugie, sottintesi e segreti. Insomma, il lato di monster romance saffico poteva presentare un po' più di sostanza, ma ho apprezzato comunque perché nella semplicità le cose sono comunque fatte abbastanza bene.
Lo stile da una parte è molto grafico e rende relativamente facile concepire un corpo amorfo come quello di Shesheshen, dall'altra ogni tanto si slancia in metafore o immagini che, per un motivo o per l'altro, mi confondevano e facevano ridere. Vedere paragonato un risolino a "il verso d'accoppiamento di un alce triste col raffreddore" è qualcosa che non mi immaginavo di leggere in tutta la mia vita. Almeno questi momenti rompevano la generale monotonia e ripetitività di certi concetti o immaginari. Non so quante volte ho letto "rosmarino".
Il ritmo risulta un po' troppo lento, specie per il problema dei personaggi un po' blandi e dello stile ripetitivo di cui sopra, accelerando leggermente sul terzo atto ma tirando un (quasi) letale freno a mano sull'epilogo, un po' troppo lungo per i miei gusti.

Voto: ⭐⭐⭐, 75/5
"Qualcuno in cui fare il nido" è un dark fantasy autoconclusivo con una storia d'amore saffica.
La protagonista è Shesheshen, una mutaforma il cui unico scopo è quello di vivere in pace nel suo maniero diroccato, situato nella vicinanze di un villaggio, possibilmente senza interagire con gli esseri umani, creature fastidiose che tentano in tutti i modi di ucciderla. Una gran scocciatura, insomma. Almeno fino a quando uno di loro, una ragazza di nome Homily, non la salva e la cura da ferite inferte da dei cacciatori di mostri.
Da questo punto in poi la sua vita cambierà in maniera drastica, come la sua visione del mondo.
Prima di tutto ringrazio Ne/on e Netgalley che mi hanno dato la possibilità di leggere questo libro in superanteprima. Io infatti ho letto l'ARC. La pubblicazione è programmata per il 20 novembre.
La trama sin da subito mi aveva attirata tantissimo anche se, devo ammetterlo, non mi aspettavo mi sarei trovata di fronte ad una storia così macabra e splatter. Avviso quindi i più sensibili che questo romanzo non va bene per qualsiasi lettore. Bisogna avere uno stomaco forte e non lasciarsi spaventare da scene macabre o "grottesche".
"Qualcuno in cui fare il nido" non è certo un libro "convenzionale": è strano, particolare, dissacrante, irriverente, proprio come la sua protagonista. E devo anche ammettere che, nonostante non fossi preparata ad una lettura del genere e sia un po' debole di stomaco, mi è piaciuto molto e sono arrivata anche a commuovermi in alcuni punti.
Questo libro è molte cose: anticonformista e caustico ma riesce anche a toccare le corde emotive del lettore facendoti provare empatia per la protagonista e la ragazza che la aiuterà. Alcune volte mi ha pure fatta ridere o sorridere: Shesheshen è troppo simpatica, ironica seppur nella sua ingenuità, non si può che tifare per lei!
Tutte queste caratteristiche lo rendono un romanzo sfacettato, che prende spunto prima di tutto dal mondo delle fiabe ma che se ne allontana ben presto prendendo una strada inaspettata.
Io non sono un'amante del romance ma il rapporto insolito che si viene a creare tra Shesheshen e Homily mi ha fatto tenerezza e allo stesso tempo mi sono sentita "stranita" per il suo essere totalmente fuori dalle convenzioni. Soprattutto le emozioni e le pulsioni iniziali di Shesheshen, quello che le fa desiderare la sua natura di mostro ma che, col tempo, si trasforma in un sentimento forte che la porta a donare tutta sé stessa pur di aiutare o salvare la donna amata.
"Qualcuno in cui fare il nido" è un libro dinamico, veloce ma forse in alcuni punti la storia scorre un po' troppo velocemente così da non permetterti di immergerti completamente nelle vicende.
Il modo di narrare e di pensare della protagonista (in quanto abbiamo esclusivamente il suo punto di vista) è originale, simpatico, fuori dagli schemi. Mi ha divertita ma anche commossa e nello stesso tempo è stata una lettura destabilizzante.
Uno dei punti deboli di quest'opera è la parte conclusiva ed è stata la causa principale per cui non ho dato 4 stelle piene su 5. Il finale si sviluppa per troppi capitoli e viene tirato eccessivamente per le lunghe. In realtà ad un certo punto la storia, le vicende principali, si chiudono ma il libro prosegue e racconta "il dopo". L'ho trovato un allungare il brodo che, anche se ha senso per quanto riguarda il messaggio che veicola, poteva essere gestito in modo migliore. Questa parte mi ha annoiata e l'ho letta senza trasporto o comunque svogliatamente perché per me la storia si poteva ormai dire chiusa da un bel po'. Sembrava non finire mai e non capivo dove si volesse andare a parare, cos'altro si potesse raccontare di tanto importante.
In ogni caso lo consiglio perché è un bel libro e il rapporto che si instaura poco alla volta tra i due personaggi femminili principali mi ha fatto tenerezza nonostante si tratti di un libro splatter o non per tutti gli stomaci.
Mi aspettavo un libro che non si sarebbe preso sul serio, così è stato ma certo non sospettavo avrei fatto una lettura così particolare, "strana".
Non è adatto a tutti ma in tanti sono sicura lo ameranno.
È stata decisamente una sorpresa, in tutti i sensi.

Ringrazio Neon e NetGalley per aver avuto la possibilità di leggere il libro in anteprima.
Questo libro era cominciato bene, con una protagonista divertente e delle scene gore che mi avevano catturata fin da subito, avendo io iniziato questa lettura con la voglia di leggere un libro horror.
Purtroppo, proseguendo con la lettura sono emersi degli aspetti che non me l'hanno fatta apprezzare, a partire dalla scarsa caratterizzazione dei personaggi secondari (tutti stereotipati) e dai dialoghi scritti in modo superficiale, più di una volta durante la lettura mi sono ritrovata a pensare che i dialoghi suonassero finti e non credibili.
La storia d'amore l'ho trovata melensa e non fondata su delle basi solide o quantomeno verosimili. Lo spirito di abnegazione e sacrificio totale della coprotagonista ha in me creato un effetto opposto a quello che credo volesse creare, infatti non la sopportavo.
Mi dispiace molto, ero partita veramente entusiasta, ma mi sono ritrovata a leggerlo di fretta pur di finirlo perché non ce la facevo più.
#NetGalley #Someoneyoucanbuildanestin

“Qualcuno in cui fare il nido” è un romanzo autoconclusivo che ho avuto il piacere di leggere in anteprima grazie a Ne/On edizioni in cambio di una recensione onesta.
Questo libro è difficile da definire partendo già dal genere, infatti può essere classificato come fantasy e horror, ma paradossalmente, è anche descritto ben dall’aggettivo “cozy”.
La premessa è molto originale: la protagonista è un mostro mutaforma che si ciba di esseri umani (da qui la caratterizzazione in horror, anche se le uniche cose horror sono descrizioni abbastanza vivide).
La trama è molto semplice, ma sviluppata bene e con un ritmo narrativo equilibrato; elemento a favore è anche la storia d’amore molto dolce che va di pari passo con lo sviluppo e l’evoluzione dei due personaggi principali.
Molto interessante è il punto di vista insolito di un “mostro” estraneo al mondo umano, che, entrando in contatto con esso, suscita importanti riflessioni sui comportamenti che lo caratterizzano.
Lo consiglio a chi cerca una lettura semplice, ma di nuovo e originale e a chi non si spaventa di qualche descrizione un po’ macabra.

Ringrazio Ne/oN Libri e NetGalley per avermi fornito l'ARC
DNF 11%
lento e ripetitivo, non sono riuscita ad arrivare nemmeno all'incontro con la co-protagonista.
sicuramente più avanti si riscatta ma non sopporto quando un autore ti bombarda a ripetizione con un concetto, ho superato a pieni voti la seconda elementare quindi mi basta una volta.
TRAMA dell'INIZIO: uno slimer ipermoralista filosofeggia mentre cerca di sopravvivere